Venezia. Ponte della Libertà, per liberare i 222 archi servono 27 anni

Mercoledì 24 Luglio 2019 di Elisio Trevisan
Gli archi del ponte "invasi" dalle ostriche
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MESTRE - Alla media di otto archi all’anno ci vorranno 27 anni per riaprire tutti i 222 archi del ponte della Libertà ma, nel frattempo, quelli che saranno stati liberati per primi verranno di nuovo ostruiti dalle colonie di ostriche. Perché, se i calcinacci delle demolizioni edilizie di quasi un secolo, che fino a pochi anni fa venivano smaltiti proprio sotto al Ponte, non dovrebbero più essere un problema, le ostriche invece si riproducono ad una velocità notevole.
 


L’allarme viene dalla Consulta della Laguna media, costituita dalle associazioni sportive della punta San Giuliano, che monitora costantemente l’andamento dei lavori effettuati dalla ditta Clodiense per conto del Provveditorato interregionale alle opere pubbliche, e quelli che hanno commissionato le Ferrovie, dato che il rischio  per nulla scongiurato è l’interramento del tratto di laguna che va da San Giuliano fino a Campalto, oltre al tratto a sud del Ponte fino al canale Vittorio Emanuele III. Interramento come prospettiva per il prossimo futuro, e inquinamento sempre più massiccio come danno immediato.
Fino ad oggi sono stati riaperti 13 archi (soprattutto verso la terraferma e quindi verso San Giuliano, e in parte a metà del Ponte all’altezza dell’isola dei Cannoni), altri tre sono in corso di pulizia verso l’isola di San Secondo, e ulteriori tre verranno sistemati dalle Ferrovie, quindi si arriverà a 19 e, essendo cominciati l’anno scorso gli interventi, se ne ricava che siamo a una media di poco più di otto archi all’anno. Invece, per avere risultati duraturi e per evitare l’interramento della laguna bisognerebbe aprirne almeno 20 ogni anno, questo hanno calcolato gli esperti che fanno parte della Consulta, da qui la richiesta al Provveditorato, alle Ferrovie e a Veneto Strade di attivare un programma di manutenzione più veloce ed efficace, altrimenti gli scavi sporadici serviranno a poco.
L’OBIETTIVO
Oltretutto l’intervento più deciso dei tre enti è urgente anche perché il progetto Life Re-tide, sostenuto dal Provveditorato interregionale alle opere pubbliche e ideato dall’ingegnere idraulico Giovanni Cecconi direttore del Venice Resilience Lab e tra gli animatori della Consulta della Laguna Media, si era classificato tra i primi dieci i Europa e aspirava a un finanziamento di 7 milioni e mezzo di euro, anche per scavare 22 archi, ma è stato bocciato. Non definitivamente, c’è ancora una speranza dato che l’Europa lo ha scartato sostenendo che Venezia già prende soldi dal Governo italiano per le compensazioni ambientali relative al Mose, solo che quei soldi in realtà non sono mai arrivati, e quindi il Provveditorato ha ripresentato la candidatura tentando di correggere i rilievi avanzati. Intanto, però, gli scavi devono procedere perché già i primi 13 aperti hanno dimostrato come la piccola isola davanti alla punta di San Giuliano, che da anni si stava ingrandendo allungandosi verso est, sia tornata a ridursi di dimensioni, e quindi l’interramento è stato, almeno un po’, rallentato.
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Ultimo aggiornamento: 13:10 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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