Ospedale di Mestre, in pensione Luigino Favaretto, caposala del Pronto soccorso: «Folla e maleducati, oggi è cambiato tutto»

Domenica 8 Maggio 2022 di m.dia
Ospedale di Mestre, in pensione Luigino Favaretto, caposala del Pronto soccorso
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MESTRE - Da una settimana è andato in pensione Luigino Favaretto, per anni caposala al Pronto soccorso dell'Angelo, una colonna portante della sanità mestrina. «Ho iniziato a lavorare il 27 aprile 1979. Ero in guardaroba che provavo i vestiti nuovi, fresco di concorso, 18 anni appena fatti, ed è arrivata la telefonata che mi assegnava al Pronto soccorso. Non posso dire che fossi contento, anzi era l'ultimo posto dove avrei voluto andare a lavorare, invece ci sono stato per 43 anni e mi sono appassionato perché è un posto che ti insegna anche a stare al mondo. Devi risolvere i problemi, imparare a metterti dalla parte degli altri. Sono contento di essere stato lì, anche se ormai il mondo è cambiato e io sono un dinosauro.

I nuovi colleghi sono informatici, telematici, noi eravamo alla carta e penna».

Tra i mille ricordi e i centomila aneddoti, gli viene in mente l'arrivo, nel cuore della notte, di Nanni Loy. «Eravamo convinti di essere su Candid Camera perché Nanni Loy era famoso a quel tempo e quindi quando si è presentato non ha detto niente, nome e cognome e basta, e noi ci guardavamo in giro per vedere dov'era nascosta la troupe. E invece semplicemente si era sentito male, una lombalgia fortissima. Una puntura e via. Non gli abbiamo nemmeno chiesto l'autografo. E non era tempo di selfie».


Il primario che Luigino Favaretto ha incontrato per primo è stato Lorenzo Simionato, quando l'Umberto I era poco più di un ospedaletto di campagna. Poi era arrivato Giuseppe Marchese a rivoluzionare il mondo del Pronto soccorso, poi Giulio Belvederi e adesso Mara Rosada, costretta a fare i conti con un vero e proprio assalto al Pronto soccorso. E per quanto l'organico sia quadruplicato, i numeri dei clienti sono cresciuti in modo esponenziale. «Ma sì, ai vecchi tempi alle otto di sera avremmo potuto chiudere. Di notte all'Umberto I non veniva nessuno. Adesso all'Angelo non c'è differenza tra giorno e notte. Si andava al Pronto soccorso quando ci si faceva veramente male. E infatti curavamo molti traumi, ferite, roba seria. E tutto in un posto piccolissimo». Ma il Pronto soccorso dell'Umberto I era anche il refugium peccatorum di qualche sbandato. «Sì, ma erano sempre gli stessi tre o quattro. Venivano a smaltire la sbornia e la mattina dopo se ne andavano. Erano innocui. Adesso è cambiato tutto, anche nel modo che hanno i cittadini di presentarsi al pronto soccorso, e non posso dire di essermi abituato a questa novità della maleducazione».

Ultimo aggiornamento: 9 Maggio, 10:24 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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