Operazione Vetro nero bis: vetreria non dichiara 4 milioni di ricavi, confiscato un milione

Lunedì 13 Luglio 2020
Lavorazione del vetro
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VENEZIA - La Guardia di Finanza di Venezia, al termine di un’indagine diretta dalla Procura della Repubblica di Venezia, ha contestato ad una vetreria di Murano l’omessa dichiarazione, tra il 2014 e il 2018, di ricavi derivanti dalla vendita di manufatti in vetro per oltre 4 milioni di euro, con un’evasione dell’imposta sul reddito di 1 milione di euro.
Su richiesta del Pubblico Ministero titolare delle indagini, il Gip del Tribunale lagunare ha disposto il sequestro preventivo finalizzato alla confisca dei conti correnti della vetreria, fino alla concorrenza di 1 milione di euro, pari all’ammontare delle imposte evase. Il provvedimento è stato eseguito nei giorni scorsi dai finanzieri del 2° Nucleo Operativo Metropolitano di Mestre.
L’indagine costituisce la prosecuzione dell’operazione “Vetro Nero” conclusa dalla Guardia di Finanza lagunare nel maggio del 2018 con il sequestro di conti correnti, beni mobili ed immobili per complessivi 7 milioni di euro nei confronti di 10 indagati, tra cui gli amministratori di 8 vetrerie di Murano ed un cambiavalute, responsabili di una vasta frode fiscale attuata mediante l’incasso delle vendite in nero di manufatti in vetro attraverso una serie di terminali “Pos” formalmente intestati ad un’agenzia cambiavalute compiacente.
Seguendo il filone investigativo, le fiamme gialle di Mestre hanno individuato un’ulteriore vetreria di Murano, presso la cui sede risultava formalmente operare anche un’agenzia di cambiavalute. 
Dalle successive indagini delegate dalla Procura della Repubblica di Venezia è emerso che la citata agenzia di cambiavalute, dal 2014 al 2018, era stata formalmente intestataria di 3 apparati Pos tramite i quali, nel periodo considerato, erano state perfezionate 2.600 operazioni di pagamento per un valore complessivo superiore ai 4 milioni di euro e con importi della singola transazione assai elevati, pari anche a 10.000 euro.
Sentiti in atti, alcuni titolari dei conti correnti su cui erano stati addebitati i pagamenti effettuati tramite i predetti terminali hanno negato di aver effettuato prelevamenti di denaro presso il cambiavalute, riconducendo le transazioni POS ad acquisti di prodotti presso la vetreria. Anche un dipendente dell’agenzia di cambio ha confermato che la quasi totalità delle operazioni erano effettuate nei confronti di turisti stranieri che, accompagnati dai venditori della vetreria, utilizzavano i Pos per il pagamento degli acquisti effettuati presso l’esercizio.
In sostanza, il corrispettivo delle vendite in nero dei manufatti di vetro veniva pagato attraverso i terminali POS del cambiavalute e accreditato sul conto corrente di quest’ultimo. Giornalmente poi i dipendenti dell’agenzia di cambio provvedevano a ritirare i contanti relativi alle transazioni effettuate per restituirli alla disponibilità dei proprietari della vetreria.
Sul piano documentale, attraverso la predisposizione da parte dell’agenzia di cambiavalute di ricevute fittizie, le transazioni POS veniva trasformate in operazioni di prelievo contante, del tutto ininfluenti per la contabilità della vetreria – visto che il denaro non transitava sul conto corrente aziendale – e formalmente in linea con l’operatività dell’intermediario, oltre che sostanzialmente neutre sotto il profilo fiscale.
L’indagine delle fiamme gialle ha coinvolto, nella veste di indagati, 8 persone per il reato di frode fiscale: i 2 amministratori pro-tempore della vetreria implicata, il responsabile dell’agenzia di cambiavalute e ulteriori 5 soggetti amministratori di fatto delle imprese coinvolte e/o dipendenti dell’agenzia di cambio. 

Ultimo aggiornamento: 13:48 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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