Canoni demaniali, bollette in arrivo, in rivolta gli operatori della costa

Sabato 29 Agosto 2020 di Giuseppe Babbo
canoni demaniali, operatori delle spiagge in rivolta
4
«Per tutti gli operatori balneari, il pagamento dei canoni demaniali non è stato ridotto e nemmeno sospeso. Anzi, proprio in questi giorni stanno arrivando le prime richieste di pagamento: è una scelta che definiamo incomprensibile».  Alessandro Berton, presidente regionale di Unionmare, è un fiume in piena e contesta senza mezze misure la scelta di far pagare i canoni demaniali agli operatori della spiaggia. Vale a dire ai gestori degli stabilimenti balneari, dei chioschi ma anche ai campeggi affacciati sulla spiaggia. In Veneto, tutti entro il prossimo 15 settembre, dovranno versare la propria quota per un totale di 13 milioni di euro, cifra considerata la più alta in Italia. Nonostante l’estate del Covid e il calo delle presenze. Ma soprattutto dopo l’esenzione applicata per i porti turistici e per gli operatori della Sicilia. E così, se ai primi operatori, soprattutto quelli di Bibione, Caorle e Venezia, sono state recapitate le prime richieste di pagamento, i vertici regionali di Unionmare chiedono quantomeno il dimezzamento delle quote. «Il pagamento dei canoni – tuona Berton – è inaccettabile, in considerazione dell’emergenza epidemiologica in corso che ha ritardato notevolmente l’inizio della stagione balneare e aumentato i costi di gestione che sono lievitati per le spese di sanificazione. Non possiamo poi dimenticare la riduzione di presenze, ad eccezione dei fine settimana e dei dieci giorni di agosto complice anche le avverse condizioni atmosferiche».  A far discutere è anche il differente trattamento riservato tra i balneari veneti e quelli siciliani. «Con un recente intervento legislativo – aggiunge Berton - la Regione Sicilia, che è l’unica ad essere titolare anche del demanio marittimo, ha esentato il pagamento del canone demaniale per l’anno 2020 e lo ha ridotto del 50% per il prossimo. Tutto questo è ancor più inaccettabile se consideriamo che il Veneto è il vero motore turistico d’Italia con oltre 19 miliardi di fatturato, e che di questo primato il comparto balneare rappresenta circa il 50%. I balneari della costa veneta, già pesantemente colpiti dalle mareggiate di novembre e dal fenomeno dell’ “acqua granda”, non possono più tollerare una tale disparità di trattamenti anche in considerazione degli importanti sforzi fatti per far partire la difficile stagione balneare ancora in corso, avviata soprattutto per consentire la continuità aziendale e occupazionale che rappresenta motivo di sostentamento per migliaia di persone e famiglie». Nel mirino anche l’esenzione dei pagamenti prevista per i porti turistici. «Si tratta – dice sempre il presidente regionale di Unionmare – dell’ennesima inaccettabile disparità di trattamento. Nei nostri confronti ci aspettavamo un’attenzione diversa: stiamo parlando di decisioni nazionali, a livello locale ci è mancato il sostegno dei nostri comuni». Ed è per questo che Unionmare, assieme al Sindacato italiano balneari, ha deciso di attivarsi per chiedere al Governo di ridurre o sospendere il pagamento del canone. «Ci attiveremo anche con le amministrazioni della costa veneta – conclude Berton – invocando la riduzione dei canoni demaniali sulla legge numero 296 del 2006 che prevede il taglio dei canoni demaniali del 50% in presenza di eventi dannosi di eccezionale gravità che comportino una minore utilizzazione dei beni oggetto della concessione. Le nostre delegazioni, assieme a Faita Nord Est, stanno completando le istanze che saranno presentate entro la prima settimana di settembre. A livello nazionale ci stiamo attivando anche per trovare una soluzione condivisa ed evitare contenzioso». 
Ultimo aggiornamento: 09:15 © RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci