VENEZIA - È morto nel maggio del 2019 a causa di un tumore alla laringe causato dall'amianto con cui è entrato in contatto lavorando nello stabilimento dell'alluminio di Fusina. I suoi eredi hanno diritto ad un risarcimento complessivo di circa 70 mila euro. Lo ha stabilito il Tribunale civile di Venezia che, accogliendo parzialmente le richieste avanzate dall'avvocato Enrico Cornelio, ha condannato al versamento della somma la società Edison spa, ritenuta responsabile dell'accaduto in concorso con le varie aziende che si sono succedute nella gestione dello stabilimento, tutte cessate di esistere (e che, dunque, non possono essere chiamate in causa).
Il risarcimento
A pagare per tutte sarà Edison in qualità di "debitore solidale", in quanto non ha esercitato il regresso contro gli altri datori di lavoro dell'uomo. La decisione del Tribunale di Venezia è importante perché la stessa strada potrà essere seguita da altri lavoratori del settore dell'alluminio ammalatisi per colpa dell'amianto.
L'ammontare del risarcimento accordato alla vedova e al figlio adulto, non è particolarmente consistente in quanto parte del danno patito dal lavoratore è stato provocato dalla sua abitudine al fumo.
La consulenza medico legale disposta dalla giudice Chiara Coppeta Calzavara ha accertato il nesso di causa tra l'insorgenza del tumore e l'esposizione prolungata all'amianto sul posto di lavoro, sostenendo però che anche il vizio del fumo ha contribuito alla malattia.
Nella maggior parte dei casi l'esposizione all'amianto provoca un tunore al polmone. In questo caso il decesso è stato provocato invece da un cancro alla laringe a seguito del quale l'operaio ha vissuto gli ultimi mesi di vita senza poter parlare, potendosi nutrire unicamente attraverso un sondino naso gastrico.
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