Era con Papa dopo gli omicidi: catturato il super testimone a Marghera

Giovedì 23 Agosto 2018 di Alberto Beltrame
Charaf Eddine Bilani

CISON - La sua testimonianza è considerata fondamentale. Le sue parole, quasi una prova. Per questo il suo nome era stato inserito nella lista delle persone da sentire nel corso dell'incidente probatorio chiesto dalla Procura nell'ambito dell'inchiesta sul duplice omicidio di Loris Nicolasi e Annamaria Niola, i coniugi uccisi a colpi di roncola la mattina del primo marzo nel giardino della loro villetta di Cison di Valmarino. Ma lui, Charaf Eddine Bilani (nella foto), 32enne marocchino residente a Mogliano, prima non aveva risposto alla convocazione, poi non si era più fatto trovare, nonostante nel frattempo fosse stato addirittura arrestato per spaccio e fosse stato messo ai  domiciliari. Su di lui era stato quindi emesso un mandato di cattura per evasione, eseguito martedì pomeriggio quando il giovane magrebino è stato individuato dai carabinieri del nucleo investigativo di Treviso. Gli uomini del maggiore Giovanni Mura lo stavano cercando da alcune settimane e, dopo averlo localizzato, hanno chiesto la collaborazione dei colleghi della compagnia di Venezia e degli agenti della polizia locale di Mestre. Sono stati proprio questi ultimi, impegnati in un controllo stradale, a bloccarlo a Marghera. Bilani non aveva documenti al seguito ma, una volta identificato, è stato subito tradotto in carcere a Venezia.

I GIORNI CON PAPA
Bilali è la persona con cui Sergio Papa, il 36enne di Refrontolo considerato responsabile del duplice omicidio dei coniugi Nicolasi, ha passato alcuni giorni prima di essere arrestato a Mestre, il 10 marzo, dai carabinieri. I due hanno trascorso del tempo insieme, tra il Padovano e il Veneziano, proprio nei giorni in cui Papa ha cercato di far perdere le sue tracce dopo il delitto, senza mai tornare a casa, staccando il cellulare (salvo inviare un sms alla madre per la festa della mamma), spostandosi solo con i mezzi pubblici. E a Bilali avrebbe raccontato qualcosa di importante, qualcosa che deporrebbe a sfavore del 36enne di Refrontolo, che dal carcere continua a professarsi innocente. Qualcosa che gli investigatori hanno già acquisito ma che vogliono cristallizzare nel corso di un nuovo incidente probatorio, il secondo a questo punto dopo quello della nonna dell'indagato, presso la quale, aveva spiegato Papa, aveva passato la notte la notte prima del duplice omicidio. Doveva costituire un alibi, ma l'anziana non è riuscita a chiarire con precisione quando il nipote fosse andata a trovarlo. Ora toccherà a Bilali comparire davanti al giudice, lui che lo scorso 21 luglio venne arrestato dai carabinieri di Treviso perchè trovato in possesso di 250 grammi di hashish e che, due giorni dopo, ottenuti i domiciliari, invece di tornare a casa a Mogliano si rese da subito irreperibile.

L'INCHIESTA
L'indagine, coordinata dal sostituto procuratore Davide Romanelli, è a buon punto.

Si attendono i risultati di alcuni rilievi dei carabinieri del Ris di Parma che però hanno già confermato la presenza di alcune tracce del Dna dell'indagato sotto le unghie della mano sinistra di Annamaria, straziata dai fendenti dopo aver provato a difendersi. Il 36enne di Refrontolo, che aveva ammesso di aver avuto una discussione con i coniugi il giorno prima del delitto, quando si era intrufolato nella loro proprietà per chiedere, questa la sua versione, una ricetta per le frittelle, raccontò però di esser stato graffiato non da Annamaria, ma dal marito Loris che, per scacciarlo, gli aveva messo le mani addosso. Oltre alle testimonianze di un contadino che lo aveva visto fuggire da via Marzolle la mattina del delitto (a bordo della famosa Panda Bianca poi bruciata a San Pietro di Feletto), a tradire Papa erano state anche le intercettazioni ambientali dei genitori che si erano lasciati sfuggire qualche considerazione di troppo dopo esser stati ascoltati in caserma dagli investigatori.

Ultimo aggiornamento: 15:52 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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