Dopo l'efferato omicidio il complice indossava la collana della povera Marcella

Giovedì 29 Aprile 2021 di Marco Corazza
La vittima Marcella Boraso
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PORTOGRUARO - Dopo l'omicidio sfoggiava la collana della vittima, indossandola. Emergono nuovi particolari nell'efferato omicidio costato la vita a Marcella Boraso, la 59enne trovata morta nella sua abitazione di via Croce Rossa a Portogruaro lo scorso 21 luglio. Il Tribunale di Trieste ha rigettato la richiesta di riesame avanzata da Mohammed Rabih, 22 anni di nazionalità marocchina, dopo che il giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Pordenone aveva disposto la misura della custodia cautelare in carcere. Il 22enne, ritenuto il complice di Wail Boulaied, suo connazionale di 23 anni, che era finito in manette subito dopo il delitto, rimane quindi in carcere.
AZIONE COORDINATA

La difesa sosteneva che Rabih non era presente quando la donna era stata uccisa. Per il Tribunale del Riesame il giovane non solo era presente prima, durante e dopo l'omicidio, ma indossava anche dei guanti in lattice, era poi entrato nella camera da letto della Boraso per verificare se c'era qualcosa da prendere. Lì si era impossessato quindi della collana della vittima, poi aveva accompagnato Boulaied nel canale vicino all'abitazione di Portogruaro, in cui era stato gettato il sacchetto che conteneva, tra l'altro, il martello usato per l'omicidio e i guanti in lattice. Il Tribunale di Trieste inoltre spiega che non vi sono dubbi sul concorso materiale di Rabih nell'omicidio. Di fatto i due arrestati avrebbero agito assieme la notte del 21 luglio per impossessarsi dei beni della vittima, tanto che una collana rubata quella sera era stata indossata nei giorni successivi all'omicidio da Rabih. Non solo, il giudice ribadisce che le lesioni trovate sul corpo fanno ritenere che gli aggressori fossero due e non solo uno. Insomma i due avrebbero ucciso la Boraso perché lei aveva scoperto che uno di loro aveva tentato di rubare all'interno della camera da letto.
LE PAROLE DI BOULAIED

A mettere nei guai anche Rabih era stato Wail Boulaied che in un interrogatorio, oltre ad aver confessato alla procura l'omicidio, aveva fornito elementi utili agli investigatori per dare un nome al suo complice. Aveva ammesso che Momo, come lo stesso soprannominava Rabih, lo aveva incitato a colpire la vittima mentre la tratteneva. Il corpo di Marcella Boraso era stato trovato dai vigili del fuoco a seguito di un incendio nella sua abitazione; fin da subito i carabinieri avevano ipotizzato che si fosse trattato di un omicidio per la profonda ferita trovata sulla testa della donna. 
LE INDAGINI

Di recente hanno coinvolto anche il generale Luciano Garofalo, ex comandante dei Ris voluto nel team degli investigatori dalla stessa Procura, e hanno portato i carabinieri a ricostruire il delitto: il 22 settembre scorso è stato recuperato un sacchetto, contenente un martello e i guanti in lattice indossati dai due indagati nel tentativo di ripulire la scena del crimine, che era stato gettato all'interno di un canale. Il 16 ottobre scorso, poi, a casa di Rabih era stata trovata la collana rubata alla vittima. A incastrare Wail Boulaied, gli indumenti che indossava la sera dell'omicidio in cui sono state trovate le tracce ematiche della vittima e un'impronta della scarpa nell'appartamento. Le intercettazioni svolte in carcere avevano permesso di recuperare poi il martello usato per l'omicidio. Le  indagini hanno permesso di confermare che i due complici - che  avevano trascorso la serata con la vittima -  a un certo punto, sotto l'effetto di alcolici e di psicofarmaci, avevano ucciso la donna poiché la stessa aveva scoperto che uno dei due aveva tentato di rubare all'interno della sua camera  da letto.
 

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