Omicidio Boraso, doppio ergastolo per i giovani marocchini

Il brutale assassinio della 59enne la sera del 21 luglio 2020 in una casa Ater

Giovedì 12 Maggio 2022 di Nicola Munaro
Wail Bulaieb a sinistra e Mohammed Rabih: ergastolo
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PORTOGRUARO - Una persona «massacrata e trucidata senza pietà», questo è stato il destino di Marcella Boraso, la cinquantanovenne picchiata, sfregiata in volto con un coltello e massacrata a martellate la sera del 21 luglio 2020, in un appartamento Ater di via Croce Rossa 98 a Portogruaro.


MANO PESANTE
E per questo Mohammed Rabih, 22 anni, e Wail Boulaied, 23 anni, sono stati entrambi condannati all'ergastolo.

La sentenza è stata letta alle 23 di ieri sera dopo una camera di consiglio durata quattro ore e mezza. La Corte d'assise, quindi, ha usato il pugno di ferro aggravando la richiesta totale della procura che aveva proposto la condanna all'ergastolo per Rabih e 30 anni per Boulaied. I due giovani marocchini - entrambi residenti a Portogruaro - sono stati condannati per l'accusa di concorso in omicidio della cinquantanovenne, aggravato dal fatto che la vittima è stata uccisa per commettere una rapina pluriaggravata. L'Ater di Pordenone aveva chiesto un risarcimento di 50.000 per il danneggiamento dell'appartamento in cui è avvenuto il massacro mentre la sorella della vittima ha optato per la quantificazione del danno da riservarsi alla sede civile e condanna alle spese processuali.


LE DIFESE
Dopo l'accusa è stata la volta delle difese. L'avvocato Igor Zornetta, legale di Wail Boulaied, ha sostenuto che la vittima è morta al primo colpo e - come da consulenza medico legale - sul suo corpo non ci sono «lesioni post mortali» né tantomeno macchie di sangue sui suoi vestiti. Sullo sfondo anche il contesto border line in cui è maturato l'omicidio, con vittima e assassini che si conoscevano. «Boulaied - ha concluso l'avvocato Zornetta - era destabilizzato psichicamente fin da quando è nato perché etichettato dal papà e da tutti i familiari come il portasfortuna visto che il padre, che viveva agiatamente come commercialista interno di una grossa azienda, aveva perso il lavoro proprio quando lui era in pancia della madre. Un padre che, poi, lo picchiava a sangue». E sulle responsabilità di Boulaied si è concentrata l'arringa dell'avvocato di Rabih, che ha sostenuto come il lavoro dei periti della procura sia stato generico senza mettere insieme prove capaci di incastrarne la responsabilità.
IL FATTO
Secondo il pm i due imputati volevano rubare nella camera da letto di Marcella Boraso. Sotto l'effetto di alcolici e psicofarmaci, l'avrebbero spinta verso il bagno a calci e pugni, dopo che la donna li aveva scoperti. Boulaied la colpì con un coltello ferendole il naso, lei si sarebbe seduta sul bidet per tamponarsi la ferita e quel punto Rabih, secondo il racconto del complice, l'avrebbe sollevata di peso immobilizzandola e incitando il complice a colpirla con un martello che si trovava sulla lavatrice. Dall'appartamento se ne andarono con una collanina e alcuni medicinali. Per nascondere le tracce dell'omicidio accesero due fornelli del piano cottura gettando accanto carta e plastica, che si sciolse facendo poi cadere, per via del forte calore, la cappa.

 

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