VENEZIA Per Venezia non è una rivoluzione da poco.
IL RITORNO
Vuoi mettere dunque l'arrivo di Renato Brunetta al governo, tornato - è vero - alla Pubblica amministrazione, ma pur sempre in grado di consolidare da Roma il legame di Brugnaro con l'Esecutivo? È vero che l'economista di Cannaregio aveva tenuto un atteggiamento dialogante durante l'ultima crisi del Conte giallo-rosso e che non era stato così severo nel condannare il tradimento del senatore forzista Andrea Causin, espulso dal partito per il suo sì all'ex premier, ma la squadra messa in piedi da Draghi venerdì, ha cancellato tutto e non può non aprire nuovi scenari per il capoluogo lagunare.
La prima partita è quella della salvaguardia, delle bonifiche, delle infrastrutture, del Porto e del Mose. Il sindaco si fa forte del mandato del consiglio comunale unanime (di fatto la stessa maggioranza che oggi sostiene Draghi) con cui chiede 150 milioni all'anno, per dieci anni, per la città e la laguna. Un rifinanziamento costante dunque della Legge speciale, da affiancare alla gestione dei soldi del Recovery Plan, per i quali Venezia Città metropolitana ha preparato un lungo elenco di progetti. Ci sono poi i 530 milioni da sbloccare (stanziati, manca un via libera politico per assegnarli) per finire il Mose e pagare le imprese. C'è in ballo il destino della già citata Agenzia per la laguna, con la definizione dello statuto e la conferma o meno della guida di Elisabetta Spitz, commissario straordinario del Mose. Brugnaro sicuramente tornerà alla carica per rivederne i confini, forte dell'appoggio di Brunetta e magari con la sponda del neo ministro alle infrastrutture, Enrico Giovannini, certamente di matrice diversa rispetto ai suoi predecessori Toninelli e De Micheli.
PARTITE APERTE
Poi c'è tutta la partita delle bonifiche di Porto Marghera, la prosecuzione della procedura per la Zls (Zona logistica semplificata) a Marghera, la questione del Porto e delle grandi navi. L'Autorità portuale veneziana oggi è commissariata, con il Provveditore alle opere pubbliche Cinzia Zincone a gestire il doppio incarico. Un'altra partita dunque da giocare in questo clima di mutati equilibri. Così come il destino delle crociere, la definitiva assunzione di un progetto che le porti fuori dal Bacino di San Marco.
Il precedente governo stava lavorando per portarle fuori dalla laguna nel lungo periodo, con approdi provvisori nei canali industriali nel breve-medio. Che ne sarà ora, con i lavoratori portuali che mordono le difficoltà di una crisi acuita anche dall'indecisionismo politico?
Infine, il turismo e la cultura. Partendo da quest'ultima, il ministro riconfermato Dario Franceschini è tra quelli che, pur di schieramento diverso, ha un dialogo costruttivo con Brugnaro. Basti pensare che il ministro, pur sollecitato dai suoi, non ha messo parola sulla decisione di rinviare l'apertura totale dei Musei civici ad aprile. Sotto questo punto di vista, nell'anno della ripresa e del rilancio con le cerimonie per i 1600 anni della città, c'è la garanzia di un rapporto solido e continuativo.
E che dire di un ministero ad hoc sul turismo, dove c'è il leghista lombardo Massimo Garavaglia? Per Venezia e il suo litorale avere un interlocutore diretto, tanto più con portafoglio, significa poter programmare la ripartenza di migliaia di imprese, anche con nuovi scenari di sviluppo sostenibile, con progetti in cui la città e il Veneto possono essere capofila, come il progetto Smartland, che vede promotori Confcommercio, Confindustria, Confartigianato e la Fondazione Univeneto, costituita dalle 4 Università venete.