VENEZIA - Un ricorso presentato dalla Procura oltre ai termini e per questo dichiarato inammissibile dal Tribunale del riesame di Venezia.
LE DUE LETTURE
Due letture diverse, non tanto sulla pericolosità del gruppo, sulla quale tutti concordano, quanto sulla sua reale capacità di controllare il territorio, con la forza dell'intimidazione, che è poi la caratteristica tipica di un'associazione mafiosa. Quella che era stata riconosciuta, a suo tempo, dalle sentenze sulla Mala del Brenta di Felice Maniero. Quella che per il gip non avrebbe la nuova Mala, infiacchita dall'età avanzata di molti dei suoi uomini, tornati sulla scena dopo anni di carcere, e dalla concorrenza agguerrita delle nuove mafie - italiane e straniere - che nel frattempo si sono insediate nel Veneziano. Posizioni diverse. Ed ecco il ricorso presentato dalla Procura al Tribunale del riesame per vedere riconosciuta l'associazione mafiosa.
Una possibilità, questa del ricorso, che ha però termini precisi per il deposito: entro dieci giorni dal momento in cui l'ordinanza del Gip viene notificata alla Procura per la successiva esecuzione. Passaggio avvenuto il 19 novembre. Il blitz che ha portato agli arresti è dell'alba del 30 novembre. Mentre solo il giorno dopo, il 1. dicembre, è avvenuto il deposito del ricorso, a firma del procuratore Bruno Cherchi. Il Tribunale del riesame, presieduto da Licia Marino, ha preso la sua decisione la settimana scorsa. Non c'è stato bisogno di fissare un'udienza, a fronte di quello che i giudici ritengono un ricorso inammissibile perché arrivato fuori tempo massimo.
CONTROLLO DEL TERRITORIO
Era stato lo stesso Cherchi, all'indomani del blitz, a ventilare la possibilità del ricorso. «L'ordinanza del gip riconosce la pericolosità del gruppo, ma ritiene che sia riconducibile ad un'associazione che usa metodi mafiosi, più che a un controllo totale del territorio - aveva spiegato in conferenza stampa -. Su questo aspetto faremo degli approfondimenti». L'ordinanza del gip Lanceri motiva ampiamente la sua scelta. Sottolinea a più riprese la pericolosità del gruppo, che «ricalca i modelli del passato, ma è dotato di una minore forza pervasiva», depotenziata da arresti, carcerazioni, età avanzata di molti suoi componenti, nuovi scenari criminali. «Si è in presenza di un'associazione armata, molto pericolosa e agguerrita, capace di commettere reati con metodo mafioso, ma non di un'associazione di stampo mafioso» conclude l'ordinanza.
GLI ALTRI RICORSI
Ieri, intanto, il Riesame si è occupato di un'altra tranche di ricorsi presentati dai difensori degli indagati raggiunti dalle misure cautelari. I giudici hanno di fatto confermato l'impianto dell'inchiesta, rigettando nove ricorsi. Tra questi, quelli di uno dei capi storici, Gino Cuasin, 75enne e malato che resta in infermeria del carcere di Torino. E di Denis Trabujo, il fratello dell'astro nascente della Mala, Loris. Confermati gli arresti domiciliari di Lucia Marrazzi, la madre dei Trabujo, così come l'obbligo di firma per l'ex consigliere comunale di Camponogara, Luca Angelon. Esce dal carcere, invece, Davide Zulian, a cui il Tribunale impone solo l'obbligo di dimora, mentre la stessa Procura aveva chiesto i domiciliari. Soddisfatti i suoi avvocati, Bassetto e Zago, per cui la posizione del loro assistito «merita di essere ulteriormente distinta dal resto dell'indagine». Dal carcere ai domiciliari, infine, Francesco Rivellini, per motivi di salute.