Il ministro Nordio apre l'anno giudiziario a Venezia: ​«Nella riforma della giustizia c’è un elemento non trattabile: l’indipendenza e autonomia della magistratura

Sabato 28 Gennaio 2023
Il ministro Carlo Nordio

VENEZIA - «Nella riforma della giustizia c’è un elemento non trattabile: l’indipendenza e autonomia della magistratura». Lo ha dichiarato il ministro Carlo Nordio a Venezia nel corso della cerimonia di inaugurazione dell’anno giudiziario, di fronte al presidente della Corte d’appello, Carlo Citterio, al procuratore generale Federico Prato e alle numerose Autorità, tra cui la ministra per la riforme, Maria Elisabetta Alberti Casellati, il presidente della Regione Veneto, Luca Zaia, e il sindaco Luigi Brugnaro.


Il ministro Nordio ha voluto parlare a braccio, senza leggere il previsto discorso, dichiarandosi emozionato per essere nell’aula in cui giurò come magistrato 47 anni fa. Sull’annunciata riforma della Giustizia il ministro ha tenuto toni moderati, dopo le polemiche delle scorse settimane, assicurando che sarà discussa assieme a magistratura, avvocatura e accademia, pur nella linea del mandato elettorale.


Per quanto riguarda le difficoltà strutturali degli uffici giudiziari veneti, Nordio ha assicurato che il ministero si sta già muovendo per trovare soluzioni.

Riforma della Giustizia

«Abbiamo un programma di riforme che deve seguire il mandato elettorale che abbiamo ottenuto dai cittadini con le elezioni. In queste riforme la mia priorità sarà quella di conciliare i tre pilastri della nostra giurisdizione penale, che sono tecnicamente quasi incompatibili», ha detto il ministro della Giustizia Carlo Nordio. «Le riforme che proponiamo - ha aggiunto - saranno fatte attraverso una coniugazione e una concentrazione, spero anche una assimilazione, di energia con la magistratura, accademie e l'avvocatura. Queste riforme sono certo avverranno in armonia ascoltando queste voci». Nordio ha ricordato che «abbiamo una Costituzione nata dalla Resistenza, che è affiancata da un Codice penale del 1930 firmato da Mussolini, e che gode paradossalmente ancora di buona salute, mentre abbiamo un Codice di procedura firmato da un eroe della Resistenza, il prof.

Vassalli, che è stato modificato e demolito più volte, sia dal legislatore che dalla Corte Costituzionale. Questi tre pilastri vanno armonizzati», ha concluso.

Magistrati autonomi e indipendenti

Le riforme della Giustizia «avverranno in armonia e avranno comunque un, e questo elemento è l'indipendenza e l'autonomia della magistratura. Ho sentito in questi giorni - ha proseguito - alcune insinuazioni, addirittura che sarebbe mia intenzione di sottoporre il pubblico ministero al potere esecutivo. Figuriamoci se avendo esercitato la funzione di pm per 40 anni io potrei soltanto immaginare che la mia funzione andasse sotto il potere politico».

«Figuriamoci - ha quindi ribadito - se avendo fatto il pubblico ministero per 40 anni, e proprio qui a Venezia, potrei anche solo immaginare che la mia funzione finisse sotto il controllo politico. Se non avessi una concezione di sacralità dell'indipendenza e dell'autonomia della magistratura, non avrei esercitato e mantenuto la toga per 40 anni, in un modo che ritengo sia stato ispirato dai principi costituzionali di dignità e onore», ha concluso. 

Italia, il Paese dove le leggi si contraddicono

«Abbiamo un paese, l'Italia, dove le leggi si contraddicono e per ubbidire a una legge ne devi violare altre. E' necessario avere un tribunale nel nostro paese, con servizi igienici, ma abbiamo una città dove non è possibile realizzarli»., ha proseguito Nordio. Nordio ha risposto alle richieste avanzate dalla Corte d'Appello veneziana ricordando che «Venezia è unicum nella storia, una città paralizzata da vincoli». Il ministro, che proprio a Venezia ha lavorato come magistrato per oltre 40 anni, ha raccontato un episodio risalente al 1993 quando era sostituto procuratore: «Questo tribunale fu chiuso - ha raccontato -perché era completamente contrario alle norme di legge esistenti, prima di tutto quelle antincendio. Fu difficile trovare una sede provvisoria, e dopo molte difficoltà fu trovato un palazzo che per le sue caratteristiche poteva essere adatto. Ad un certo punto ci accorgemmo però che non c'erano i servizi igienici, che sono previsti dalla legge. L'architetto del Comune con grande intelligenza progettò una soluzione temporanea, ma poi arrivò il veto delle belle arti e sovrintendenza». «Non vi dirò che soluzione che abbiamo trovato perché non consona alla sacralità di questa sede» ha infine chiosato.

Ultimo aggiornamento: 18 Aprile, 00:13 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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