Lavori da record al Covid Hospital di Noale, già pronto il primo piano

Giovedì 12 Novembre 2020 di Alvise Sperandio
Il padiglione Fassina in allestimento all'ospedale di Noale
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Dieci giorni e il primo piano è già pronto, con 31 posti letto montati.

Proseguono a passo spedito i lavori al padiglione Fassina dell’ospedale Calvi di Noale, individuato dalla Regione come Covid Hospital aggiuntivo per pazienti a bassa intensità. Un’operazione a tempo di record sulla quale un ruolo determinante lo stanno svolgendo i volontari della Protezione civile. Sono quaranta uomini al lavoro dal primo mattino fino all’imbrunire, provenienti da ogni parte del Veneto, pronti a mettersi a disposizione per riaprire una struttura chiusa da 12 anni. Fuori dal cantiere le auto, i furgoni, i defender sono sempre in movimento e loro, con le divise d’ordinanza e le tute gialle vanno e vengono instancabili, perfettamente coordinati sulle cose da fare. Lo stesso assessore regionale Gianpaolo Bottacin ne ha giustamente tessuto le lodi, così come sono giunti i ringraziamenti da parte del direttore generale dell’Ulss 3 Serenissima Giuseppe Dal Ben, nel sopralluogo effettuato nei giorni scorsi. La macchina dell’emergenza sta funzionando a puntino, nessuno avrebbe scommesso che in soli dieci giorni un piano completamente abbandonato sarebbe tornato ad essere un reparto. L’ala sud è stata allestita sul lato ovest con due camere doppie e quattro quadruple, il lato est con due quadruple e una tripla. Sono stati montati i letti, messi i comodini, portate le sedie, mentre gli armadietti sono quelli di un tempo, incassati sulle pareti. Tutti gli ambienti sono stati riqualificati, puliti e sanificati; sono state eseguite le manutenzioni ordinarie e straordinarie; sostituiti i vecchi impianti; in particolare è stato adeguato quello per l’erogazione dell’ossigeno, ovviamente fondamentale per l’uso a cui la struttura è destinata; rimessi in funzione gli ascensori. Il sistema antincendio era già operativo, così come già c’erano le indicazioni sulle vie di fuga attraverso le scale d’emergenza. I volontari della Protezione civile stanno lavorando a testa bassa, con grande spirito di squadra e basterebbe solo pensare al costo orario di un normale operaio per capire quanti soldi sarebbero serviti se non ci fossero stati loro. Qualcosa di insostenibile. Adesso, invece, il Fassina sta tornando ospedale a tutti gli effetti e già per fine settimana sarà pronto anche il secondo piano dove oggi comincerà il trasferimento di un’altra trentina di letti e del resto degli arredi. Alla fine, distribuiti su tutti e cinque i piani, i posti saranno complessivamente 120, destinati a pazienti positivi asintomatici che però vanno ancora monitorati prima di essere dimessi. La struttura potrebbe anche prestarsi ad accogliere persone che non hanno un posto dove poter fare la quarantena. Tutto, comunque, dipenderà dall’evolversi della pandemia. Lo stesso Dal Ben ha spiegato che Noale sarà l’extrema ratio nell’ipotesi in cui «il sistema sanitario regionale, ospedaliero e domiciliare, dovesse andare in tilt»: il piano di assistenza prevede la precedenza ai Covid Hospital di Dolo e Villa Salus, poi c’è la rete degli ospedali con l’hub dell’Angelo di Mestre in testa, infine questa soluzione. Rimettere in sesto un ospedale costruito negli anni Sessanta e chiuso da dodici, in così pochi giorni, non è impresa da poco. E non si tratta di un intervento alla buona, basti pensare che nei prossimi giorni saranno anche sostituite le vecchie tapparelle con quelle azionabili elettricamente. Al primo piano pronto per l’uso, ora il corridoio è tornato a essere una corsia, le camere sono tornate spazi di degenza, i bagni sono tornati a risplendere. Nuova vita, insomma, per il Fassina: pensare di richiuderlo quando l’emergenza sarà finita, dopo averci messo 300 mila euro per ristrutturarlo, sarebbe davvero un peccato.

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