92 anni, ex partigiano ha sconfitto i nazisti e ora il coronavirus

Domenica 26 Aprile 2020 di Filippo De Gaspari
Bruno Muffato con la sindaca Patrizia Andreotti
NOALE Dalla Battaglia del Parauro alla vittoria contro il Covid-19: due grandi sfide, a distanza di 75 anni, da cui Bruno Muffato, 92enne di Noale, è uscito indenne e vincitore. Un sottile ma solido filo di speranza lega due avvenimenti in qualche modo storici in questo 25 aprile italiano, straordinario, comunque da ricordare.
L’11 ottobre 1944, nelle campagne fra Noale, Santa Maria di Sala e Massanzago, in località Parauro-Zeminiana, nella odierna Briana, Muffato si trovò suo malgrado al centro di uno dei più celebri e cruenti fatti della lotta di Liberazione in Veneto, quando un manipolo di partigiani delle compagnie Sparviero e Padova, guidati da Eugenio Bruno Ballan, fu intercettato da 250 uomini, tra tedeschi e soldati delle Brigate nere, con uno scontro feroce che provocò perdite da entrambe le parti. Di più però ne fece tra le fila della Guardia Nazionale Repubblicana e per questo la reazione fascista e nazista non tardò ad arrivare, con rastrellamenti e l’arresto di diversi renitenti alla leva che abitavano in zona, inviati come prigionieri in Germania.
TEATRO DI BATTAGLIA
All’epoca Muffato aveva solo 17 anni e si trovò proprio in quel teatro di battaglia. Sfuggì alle sventagliate di mitra nascondendosi dentro un fosso, protetto dalla riva erbosa, ma fu scoperto: a salvargli la vita fu un vicino di casa, che implorò i fascisti di lasciarlo andare, in quanto era solo un ragazzino. Muffato fu così risparmiato. Fino all’anno scorso, il 25 aprile è stato per lui anche un modo per ricordare quei tragici fatti.
Oggi, tre quarti di secolo dopo, Bruno ha vinto la seconda grande sfida per la sopravvivenza, sconfiggendo il coronavirus a 92 anni suonati. Risultato positivo al Covid-19 un mese fa, è stato da poco dichiarato fuori pericolo e risulta completamente guarito. «A fine marzo - spiega la figlia Orianna - ha accusato febbre alta e tosse: dopo alcuni giorni il medico curante ci ha fatto chiamare il 118, mio papà è stato prelevato a casa dall’ambulanza e accompagnato in ospedale a Mirano: qui lo hanno trovato tutto sommato bene, al punto da decidere poi di dimetterlo, non prima però di avergli effettuato il tampone». L’esito del test è arrivato quando Bruno era di nuovo a casa: positivo con obbligo di quarantena, per lui e i suoi più stretti famigliari. Ad accudirlo è rimasta la badante, che dallo scorso febbraio, dopo la scomparsa della moglie, si occupa premurosamente di lui e ha accettato di rimanere in isolamento. Incredibilmente, un mese dopo, due nuovi tamponi hanno restituito a Bruno la vita.
«A lui - confida Orianna - abbiamo parlato del virus che l’aveva colpito solo una volta guarito: temevamo che si spaventasse con tutto quello che sente ogni giorno in televisione e legge sui giornali. Ha creduto di avere una forte bronchite, ma non se l’è presa. Anzi alla fine ha detto: “Beh, in piazza mi chiamano la roccia, forse è proprio vero”».
SEGNALE DI SPERANZA
Un segnale di speranza straordinario, annunciato proprio nell’anniversario della Liberazione d’Italia, per volere degli stessi famigliari (tutti risultati negativi ai test) e della sindaca Patrizia Andreotti, che ha consegnato a Muffato una pergamena a nome della città, proprio in occasione delle celebrazioni del 25 aprile. «Bruno - ha dichiarato la sindaca - è veramente stato bravo. A 92 anni ha dovuto rimanere in isolamento con la sola assistenza della badante, senza vedere la famiglia che era ovviamente a sua volta in isolamento. Questo nostro cittadino ha veramente una tempra d’altri tempi e deve essere d’esempio e speranza per tutti i noalesi anziani».
Filippo De Gaspari
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Ultimo aggiornamento: 09:26 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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