«Noi anti green pass discriminati e trattati come appestati»

Domenica 22 Agosto 2021 di Marta Gasparon
Protesta a Venezia in campo San Geremia sabato 21 agosto
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VENEZIA È diventata ormai una consuetudine, nata inizialmente con annunci sui social. Divenuta poi un vero e proprio modo di manifestare che da quattro settimane, nel weekend, ha coinvolto un'ottantina di città in tutto il Paese. E il fenomeno è approdato anche in laguna, in un ritrovo di cittadini residenti tra centro storico e terraferma. Tutti riuniti ieri sera, in campo San Geremia, per dire no ad un atto considerato discriminatorio e anticostituzionale, fino a chiederne l'abrogazione al Parlamento. Che il green pass rappresenti per molti dei manifestanti di sabato una mossa del governo per aggirare l'obbligo vaccinale, non vi è dubbio. Non si ritengono schierati con il movimento no-vax ma il loro identikit rientra nella categoria di chi è disposto anche a rinunciare ad una pizza seduto con gli amici all'interno di un locale, piuttosto che vedersi privati di quello che considerano un diritto inviolabile: il libero arbitrio su ciò che concerne il vaccino contro il Covid. Ognuno mosso da un principio a suo dire inalienabile. Poter cioè decidere in autonomia della propria salute. Pur tuttavia in qualche caso timorosi di esprimere le proprie perplessità, temono di essere additati come responsabili degli ulteriori contagi. 
ANONIMATO

Così anche tra il centinaio di manifestanti di ieri, c'era chi ha preferito mantenere l'anonimato o chi si è finto semplicemente un curioso di passaggio. «Dove abito io ci sono persone che mi hanno tolto il saluto per via della mia scelta sostiene Silvana, 65enne veneziana Dicono che mi devo vaccinare e vengo additata come un'appestata.

Mi sento discriminata, tanto che a volte preferisco restare a casa». La contrarietà all'inoculazione non è a priori: «In passato ho ricevuto tutti i vaccini possibili. Ma da questo mi astengo». Insieme a Silvana, anche la figlia, di professione personal trainer: «Non chiedo il green pass ai miei clienti e lo stesso fa il mio datore di lavoro con i dipendenti. Con le dovute attenzioni continuo la mia attività e, se costretta, la proseguirò anche all'aperto o privatamente, nelle abitazioni». «Di verde il green pass non ha proprio nulla», riflette I.P., pensionato veneziano di 84 anni. «Ed è contrario al regolamento europeo n. 953 del 2021 che dice espressamente che qualunque forma di discriminazione provocata dalla certificazione deve essere evitata. Il nostro? Un messaggio di libertà e di rispetto dei principi costituzionali, spesso calpestati», aggiunge, sottolineando come i vaccini del passato non avessero bisogno di essere ripetuti. «Mentre ora siamo già alla terza dose». 


TERAPIE DOMICILIARI

Alcuni fanno riferimento anche alle terapie domiciliari precoci, a loro dire ancora troppo poco considerate. «Sono un sostenitore di queste terapie, che esistono già dall'aprile dell'anno scorso: l'importante è che con esse si agisca tempestivamente sul virus. Non mi vaccino perché ho fiducia in queste cure dichiara G.M. - Oltretutto i dati sul numero dei contagi sono inaffidabili, a causa del superamento della soglia dei cicli di amplificazione dei tamponi». Altri temono invece l'inoculazione di sostanze nocive. «Questo è un vaccino (o meglio, mRna) sperimentale», commenta una 73enne, convinta che con esso vengano iniettate sostanze tossiche. «La gente ascolta troppo la televisione, ma non si informa sulle possibili conseguenze del vaccino». «Il certificato verde conclude un membro del Comitato Campo San Geremia No Green Pass, di circa 200 componenti è illegittimo e discriminatorio. Anche un vaccinato può trasmettere il virus. Io non ho più possibilità d'accesso alla mensa aziendale, in quanto non immunizzato: col mio pranzo devo restare all'esterno». 

 

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