No green pass, in prima linea i gestori di locali e palestre: «Una nuova dittatura»

Domenica 25 Luglio 2021 di Costanza Francesconi
Protesta contro l'obblido di green pass a Venezia sabato 24

VENEZIA Fuoco di fila contro l'obbligo del green-pass in campo San Geremia.

Il girone dei non favorevoli all'esibizione della certificazione verde, tassativa in Italia dal 6 di agosto per accedere a palestre e piscine, bar, ristoranti e molto altro, è sceso in piazza anche a Venezia. Insieme alla città lagunare infatti, sono state una ventina le località italiane che ieri pomeriggio hanno organizzato un appuntamento in contemporanea per dare maggiore enfasi al loro disappunto verso il nuovo decreto.

NUOVI OBBLIGHI

Cuore della protesta, la sensazione condivisa dai partecipanti che il passaporto verde sia un malcelato vincolo a vaccinarsi, un'imposizione cui per condizione tutti, per condurre una vita pressoché normale, saranno chiamati a osservare. «Viviamo in una forma di dittatura tuona una farmacista, con la mano di sua figlia da una parte e un cartello con un codice Qr sbarrato dall'altra Ho il diritto di essere libera, di poter scegliere se farmi vaccinare o meno, tanto più se sono convinta si tratti di una condanna a morte. Lo stesso tampone lascia il tempo che trova considerato che i risultati vengono dati ai pazienti a distanza di tempo. La garanzia di sicurezza è aleatoria». Intanto, intorno a lei, sono in più di un centinaio. Le coordinate dell'incontro sono state diffuse sui social network e tramite canali Telegram con un tam tam che stenta ancora a rallentare, tanto che l'organizzazione World Wide Demonstration, ha parlato di iniziative in ben cinquanta centri.

RISCHIO DISCRIMINAZIONE

«Chi non intenda vaccinarsi non deve essere discriminato per legge. Invece quanto sta accadendo viola di fatto a priori questa norma nota una ragazza sedicenne - Che il Governo si prenda piuttosto la responsabilità di imporre l'obbligo vaccinale invece di farlo indirettamente». «Se è sperimentale significa che non è sicuro quanto dovrebbe», aggiunge la madre della giovane. «La decisione colpisce una fascia di popolazione sottolinea una signora che gestisce in famiglia un ristorante-pizzeria Chi manda avanti un'attività commerciale subirà l'obbligo più di chiunque altro. Oltre al disagio oggettivo per cui si perderanno clienti e per cui il lavoro continuerà ad essere faticoso più di quanto già non lo sia, ci troviamo nella posizione di richiedere dati sensibili senza avere l'autorità per farlo». Preoccupazione rilevata anche dal gestore di una palestra in città, per cui «già da un paio di giorni sono fioccate le telefonate degli utenti che hanno avvisato di non aver intenzione di vaccinarsi, il che significa che non frequenteranno più la palestra. L'intervento ci penalizza a gamba tesa. Come attività appena ripartita e con numeri contenuti, è un duro colpo. Molta gente è ancora terrorizzata dagli ambienti chiusi e le palestre non sono state dipinte come luoghi sicuri. Non sono nemmeno chiare le modalità con cui richiedere la certificazione aggiunge Io per giunta, come gestore che non si vaccinerà, dovrò tamponarmi a spese mie ogni 72 ore».

NELLA SCUOLA

E lo stesso farà Cristina, ausiliare a scuola: «non esiste debba provvedere io economicamente al controllo sottolinea Combatto per il mio lavoro, dove mi è stato già domandato il Green pass, e per il futuro di mia figlia, bloccata mentre doveva partire per la Spagna in aereo. Robe da matti, parliamo di una carta con cui si viene schedati e seguiti, che molti fotocopieranno e aggireranno, e di un vaccino che soprattutto sulle ragazze giovani può avere effetti irreversibili». Sopra le singole voci, alcuni interventi al megafono raccolgono le fila del discorso, incitando cori al grido di No green-pass e Libertà. 

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