MESTRE - Deve intervenire anche il Comune per riempire i negozi sfitti di Mestre.
I TENTATIVI
E fino ad oggi le categorie e i singoli privati ne hanno tentate di tutti i colori per uscire da questa situazione: è stato proposto, ad esempio, che il Comune alzi le imposte a chi tiene i locali sfitti, ma non è possibile perché la Corte dei Conti interverrebbe subito considerandola una manovra speculativa a svantaggio di una categoria di privati; si è pensato anche ad uno sconto su Tari, Imu ed altre tasse da applicare solo a chi mantiene i locali occupati, ma probabilmente chi può permettersi di tenere spazi vuoti per anni è anche poco sensibile ad uno sconto sulle tasse. «È un problema che non riguarda solo Mestre anche se, come ha notato la street artist, a Mestre proprio piazza Ferretto è quella con la percentuale più alta di locali sfitti. - continua Gorghetto - Un po' in tutta Italia, in realtà, nessun Comune è stato in grado di mettere in pratica a livello normativo una mossa che possa stimolare la ripopolazione degli immobili sfitti. Per questo apprezziamo la buona volontà dell'assessore Costalonga che ora vuole intervenire mettendo a disposizione più parcheggi e spostando anche il mercato bisettimanale per liberare strade con tanti posti auto. Ma gli chiediamo un passo in più: venga insieme a noi a sensibilizzare i proprietari, apriamo questo tavolo di confronto e magari riusciremo a trovare una strada innovativa».
LA PROVENIENZA
A Mestre, poi, c'è anche un altro problema, come aggiunge il presidente di Ascom Confcommercio, la provenienza dei proprietari: «In centro città la maggior parte degli immobili è in mano a persone che non vivono qui, ma sono di Padova o altrove. E quindi non hanno lo stesso interesse di un residente a far sì che la città viva. Ed è difficile far loro capire il ruolo sociale che hanno i negozi per la qualità della vita e per l'intera collettività». È chiaro che tutti questi discorsi valgono fino a un certo punto perché si tratta di rapporti privatistici tra conduttore e locatore sui quali giuridicamente non è possibile intervenire, e quindi il lavoro delle categorie e del Comune dev'essere rivolto più a sensibilizzare i proprietari piuttosto che a tentare di imporgli qualcosa. «È vero anche perché ci si scontra con la situazione generale e con i timori dei privati. - conclude Massimo Gorghetto - Ad esempio spesso non hanno neppure l'interesse ad affittare, magari anche abbassando il canone, perché temono di portarsi in casa una nuova attività che magari dopo un po' entra in difficoltà e non è più in grado di pagare il canone, e il danno diventa doppio. Così molti pensano che è meglio non rischiare. Per questo bisogna unire le forze e creare un fronte unico che tenga in considerazione tutti gli aspetti della vicenda».
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