Chiusure impreviste dei negozi e lockdown, la crisi della Nave de Vero

Giovedì 25 Marzo 2021 di Fulvio Fenzo
Chiusure impreviste e lockdown, la crisi della Nave de Vero
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MARGHERA - La Coop ha chiuso definitivamente sabato scorso. Al posto della barriera delle casse è stato tirato su un triste muro di cartongesso che è un pugno sullo stomaco di fronte alle architetture luminose della galleria commerciale di Marghera. Ma, estetica a parte, l’addio di Coop&Coop ha trasformato la Nave de Vero nell’unico centro commerciale senza un ipermercato interno che porta quotidianamente “giro” e clienti, con l’aggiunta che non è previsto nessun inserimento dello stesso genere e che la superficie commerciale - come è stato riferito in un’infuocata riunione del consorzio degli operatori che si è svolta nei giorni scorsi - dovrebbe restare chiusa per circa un anno, visto che l’annunciata catena Primark (abbigliamento e articoli per la casa a basso costo) arriverà solo nella prima metà del 2022. E tra i titolari dei negozi della galleria, gli unici ai quali non sono stati abbassati i canoni di affitto dei locali, serpeggia la preoccupazione e la rabbia.


Nei negozi aperti - sempre meno, visto che anche tra chi potrebbe lavorare in zona rossa, parecchi tengono ormai chiuso per la scarsità di clienti dal lunedì al venerdì - ormai sono al massimo in uno o due di turno.

Una commessa spiega: «Senza un supermercato è un disastro durante la settimana. Non c’è più chi viene a fare la spesa e poi si ferma in qualche negozio per comprare una maglia, un paio di scarpe. E anche per noi che lavoriamo qui è un problema perché non possiamo mica andare sempre a pranzare al bar o al ristorante... In quest’area non ci sono alternative». Ma il gruppo Klépierre che gestisce la Nave de Vero ormai ha deciso, solo che il “buco” creato dall’addio della Coop verrà coperto solo tra un anno «con l’aggiunta - riferiscono alcuni operatori - che quest’anno dovrebbe chiudere pure “Scarpe&Scarpe” al primo piano, dove hanno abbandonato anche altri negozi». Primark dovrebbe rilevare due piani di spazi ex Coop e della catena di calzature che si trova in concordato e che, dopo aver chiuso nei mesi scorsi il punto vendita al Valecenter di Marcon, lascerà anche Marghera (ed è stata annunciata pure la chiusura di quello al Centro Adriatico di Portogruaro). Tempi lunghi insomma, «in un momento di crisi che ci ha fatto perdere i nostri principali clienti che erano i turisti e i residenti della Riviera del Brenta e di Chioggia e che, già con la zona arancione, non si muovono più» riprendono gli operatori. E non sono pochi quelli che starebbero pensando di passare alle vie legali per rivedere canoni di affitto che sarebbero mediamente più alti del 30-35% rispetto agli altri centri commerciali, «a fronte di fatturati in picchiata e di un progressivo cambiamento del target della galleria che, con i prossimi arrivi, non sarà certamente dello shopping “di lusso”». Accuse pesanti alle quali la direzione della galleria commerciale di Marghera, interpellata, preferisce non rispondere.


Una novità positiva potrebbe comunque arrivare a breve, almeno sulla carta, visto che tra aprile e maggio è prevista l’ultima conferenza dei servizi che dovrebbe dare il via libera a “Venus Venis”, cioè la torre (o meglio, l’ex torre visto che dai 90 metri iniziali progettati è stata ridotta a 45 di altezza) che sorgerà a fianco della “Nave” nell’area dove ora c’è un parcheggio e un terreno abbandonato. Blo Immobiliare, la società che ha già realizzato il centro commerciale, sta infatti predisponendo le integrazioni richieste dal Comune di Venezia sulle future destinazioni del complesso che avrà ottomila metri quadri di superficie commerciale ed altri seimila di “servizi”. Sono definitivamente spariti i piani della torre che avrebbero dovuto ospitare un albergo e un ristorante “panoramico” all’ultimo livello, mentre viene confermata la palestra-centro fitness ed inseriti servizi sanitari a aree gioco per ragazzi che andranno dalle attività in movimento all’elettronica. Finalità che sono supportate da “manifestazioni di interesse” già pervenute alla società costruttrice, ma che poi dovranno tradursi in contratti nero su bianco per giustificare l’investimento. Del resto da Blo Immobiliare ricordano che il progetto Venus Venis è partito ormai 6 anni fa e che, nel frattempo, “non solo il commercio con l’on-line, ma tutto il mondo è cambiato causa Covid”. E, prima di tirare su un altro centro commerciale, ormai c’è da pensarci non cento, ma mille volte.

Ultimo aggiornamento: 17:23 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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