Venezia. Nave e 13 marinai bloccati in rada da 2 mesi: hanno scorte per sopravvivere fino al 10 agosto

Giovedì 6 Agosto 2020 di Elisio Trevisan
Nave e 13 marinai bloccati in rada da 2 mesi: hanno scorte per sopravvivere fino al 10 agosto
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VENEZIA - Dal 12 giugno scorso 13 marinai sono fermi in rada al porto di Venezia, davanti a Malamocco, dentro alla nave Zeynalabdin Tagiyev che batte bandiera maltese ma è di proprietà della società turca Palmali Deniz Cilik ed è stata sequestrata dal Tribunale di Venezia dopo essere partita da Temryuk in Russia, aver attraversato lo stretto di Kerch tra il mare d'Azov e il Mar Nero, toccato Istanbul, e passato i Dardanelli. L'armatore è in bancarotta e pare che in Turchia abbia anche altri problemi, e l'equipaggio, tutti di nazionalità azerbaigiana, ha scorte per sopravvivere solo fino a lunedì prossimo 10 agosto.

Molte navi, come questa general cargo, che trasporta merci di vario tipo, girano per il mondo seguendo il destino di quel che trasportano e dei clienti che l'hanno ordinato, di porto in porto, e poi una volta capita che scaricano la stiva e improvvisamente non hanno più nulla da trasportare altrove perché il Tribunale del luogo sequestra la nave. È il caso non raro, e anzi diventato ancora più frequente con i disastri economici provocati dalla pandemia da Covid-19, della nave con bandiera maltese ferma in mezzo al mare a pochi chilometri dalla costa del Lido di Venezia, tra Malamocco e Pellestrina. Già normalmente i tempi di lavoro delle navi sono talmente veloci che, a differenza di una trentina d'anni fa, i marittimi riescono a malapena a scendere a terra per fare qualche acquisto di generi di prima necessità, dopodiché devono risalire subito a bordo, oppure in molti casi non riescono nemmeno a sbarcare. 

IL MERCANTILE
Con la Zeynalabdin Tagiyev, che porta il nome di un magnate e filantropo industriale nazionale azero dei primi del 1800, i 13 azeri Venezia non l'hanno proprio vista, anche perché ci sono le restrizioni per evitare i contagi da coronavirus, e ormai da quasi due mesi sono a bordo della piccola nave che passano il tempo come meglio possono e risparmiano sulle scorte di carburante, viveri e acqua. E per fortuna non è inverno e quindi non hanno il problema del riscaldamento.

La nave è lunga 140 metri e larga 17, è stata costruita nel 2006 e fa parte di una piccola flotta di altre unità, due delle quali sono ferme, sotto sequestro, in rada a Ravenna e altre due a Oristano. I Tribunali delle varie località agiscono su segnalazione dei creditori, di solito aziende locali fornitrici di carburante o pezzi di ricambio, oppure istituti di credito, che non sono stati pagati e quindi sperano di recuperare almeno parte dei soldi che avanzano bloccando la nave che poi finirà all'asta, a meno che il proprietario non sia in grado di far fronte ai debiti.

GLI AIUTI
In balia di queste contese ci sono gli equipaggi. Un tempo non avevano speranze, dovevano solo sperare nella carità di qualche organizzazione di volontari come Stella Maris' Friends che a Venezia da decenni opera, prima con i cappellani del porto e poi da sola con i volontari laici. Oggi, per fortuna, c'è il Comitato ristretto per il welfare della gente di mare che vede seduti allo stesso tavolo i rappresentanti dell'Autorità di sistema portuale del mare Adriatico settentrionale (Adspmas), della Capitaneria, della Regione Veneto, del Comune di Venezia, della Curia patriarcale, di Mariport, e della stessa Stella Maris. L'Autorità ha convocato il Comitato, estendendo l'invito anche alle Dogane, alla Polizia di frontiera e alla Sanità Marittima, proprio per affrontare il problema della Zeynalabdin Tagiyev e capire cosa fare per poter aiutare i 13 marittimi. Un primo passo potrebbe essere quello di consentire alla nave di entrare in porto e di ormeggiare ad una banchina non utilizzata normalmente per i traffici, in attesa che si decida il destino dell'unità e, nel frattempo, magari si riesca a trovare il modo di rimpatriare l'equipaggio che, però, non sempre accoglie con entusiasmo l'idea di andarsene e abbandonare la nave dato che spesso quel grosso pezzo di ferro galleggiante è l'unica speranza di ricevere il pagamento degli stipendi.
Ultimo aggiornamento: 11:53 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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