Vetro di Murano, bollette gas decuplicate: il comparto rischia la scomparsa. Da 20 centesimi a 2,70 al metro cubo

Mercoledì 31 Agosto 2022 di Tomaso Borzomì
MURANO La lavorazione del vetro in un forno che arriva a temperature elevatissime
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MURANO - Un bagno di sangue che rischia di disperdere tutto il saper fare accumulato nella storia del vetro di Murano. Se il prezzo del gas non tornerà a calare, il rischio concreto è di dire addio a un pezzo di Venezia e del suo artigianato, conosciuto in tutto il mondo. Prezzi alle stelle del gas decuplicati, ma che hanno toccato anche picchi di tredici volte il prezzo dello scorso anno, oppure energia elettrica, lasciando perdere tutti i rincari della filiera.

Ora il rischio è davvero di essere arrivati a mettere un punto a una delle storie più affascinanti della laguna. Parlando di numeri, dai circa 19-20 centesimi dello scorso anno, ora il prezzo oscilla tra 2,20-2,70 euro al metro cubo. Emblematico il caso di Effetre, gestita dalla famiglia Ferro: «Siamo passati dai 20 cent al metro cubo a circa 2,70 in un anno.

A luglio 2021 abbiamo pagato 35.036 euro per 148mila metri cubi di gas, nello stesso periodo di quest’anno invece siamo a 298.864 euro per per 155mila metri cubi. Un aumento di nove volte».

GLI IMPRENDITORI

Una sofferenza condivisa anche da Simone Cenedese, imprenditore che racconta cosa sta succedendo nell’isola: «Sta andando malissimo, siamo arrivati a 3,40 euro al metro cubo, ormai non si guarda più il prezzo, ci si rovina la giornata. Basta una parola di un politico che salga o cali, viviamo quotidianamente un incubo. Con un aumento di 13 volte del prezzo diventa infattibile lavorare. Senza contare l’energia elettrica triplicata, le materie prime, i minerali, l’attività oggi è insostenibile, non si riesce a sopravvivere». A far lavorare sono più senso del dovere e accordi precedenti: «Abbiamo riaperto a fine agosto perché se non produciamo, non fatturiamo, con il rischio di perdere clienti. Andiamo avanti per responsabilità verso gli accordi fatti». Luciano Gambaro, presidente del consorzio Promovetro analizza la situazione e le “imposizioni” che il mestiere richiede: «È un problema grave, enorme, che ci sta mettendo in oggettiva difficoltà perché i dati dell’aumento del 1100 per cento sono inconfutabili. Non abbiamo alternative, perché i nostri forni devono esser sempre aperti, 24 ore su 24, sette giorni su sette». Infatti, quando un forno smette di operare, lo si deve rompere e bisogna rifarlo, riaccendendolo, aspettando il giusto tempo per arrivare alla temperatura necessaria per iniziare a produrre. Allarmistico il pensiero di Matteo Masat, segretario di Confartigianato Venezia: «Difficile fare numeri, però una consistente parte di operatori del settore è plausibile non riapra perché oggi non conviene accendere i forni, di conseguenza chi può, tenta di congelare l’attività, chi invece non ce la fa, è costretto a lasciare andare. Ci sono aziende che sono in dirittura d’arrivo per portare i libri in tribunale e dichiarare fallimento». L’esposizione finanziaria è troppo elevata: «Dal punto di vista finanziario, con l’instabilità che c’è oggi, non si accede al credito, perché non si sa quando finirà». Storie che metteranno per strada famiglie e che porteranno via per sempre un saper fare tutto veneziano: «È una disfatta, il vero campanello di allarme è che mai come questa volta siamo vicini a perdere l’intero settore. Il vetro di Murano è a rischio di esser perso per sempre». Anche l’ex segretario Gianni De Checchi non è sereno: «La vicenda si sta abbattendo su Murano in maniera incredibile. I fondi del Governo pare stiano arrivando solo ora, ma la pressione dei costi è insostenibile».

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IL SINDACATO

Preoccupazione è espressa anche dai sindacati, con Francesco Mulzer, di Filctem-Cgil di Venezia, che annuncia: «Siamo all’alba di una crisi di distretto senza paragoni, l’aumento vertiginoso dei costi e la scadenza a breve del contratto per la fornitura del gas rischiano di far spegnere definitivamente i forni». E con questi, timori sono espressi verso le famiglie: «Se da una parte le aziende soffrono questa situazione e si appoggiano alla cassa integrazione, dall’altra ci sono centinaia di lavoratori a casa mediamente con un terzo dello stipendio, la Cig vale 5,46 euro/ora contro la media di 14,50 se si lavora, i quali non possono chiedere aiuti. A tutto questo va aggiunto l’aumento del costo della vita a causa proprio di questi rincari, che rendono povero anche chi ha un lavoro. Crediamo sia opportuno aprire al più presto possibile un tavolo istituzionale per trovare delle soluzioni».

Ultimo aggiornamento: 1 Settembre, 17:07 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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