Madre di tre bimbi si accascia e muore a 31 anni, la stessa fine del marito

Sabato 15 Settembre 2018 di Maurizio Marcon
Madre di tre bimbi si accascia e muore a 31 anni, la stessa fine del marito
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SAN STINO DI LIVENZA - Da due giorni non si presentava al lavoro alla casa di riposo di Ceggia: l'hanno trovata morta in casa, accasciata a terra poco distante dal cellulare che forse ha tentato di raggiungere.
Ka Diya Mchallal era una vedova marocchina di 31 anni, madre di tre figli tra gli 8 e i 12 anni. Probabilmente è stata stroncata da un infarto, come sei anni fa successe al marito.
 
Abitava in un appartamento al terzo piano, in un condominio di via Martina, di fronte al bar Viceversa. In questo periodo era sola perché la mamma Anya, con cui conviveva dopo la morte del marito, era in Marocco per le vacanze con i tre nipotini.
TRE FIGLI
Ka Diya era di una bellezza folgorante e vestiva con grande eleganza. Erano questi i dati distintivi con cui era conosciuta a San Stino, dove risiedeva da più di 10 anni, anche se in via Martina abitava solo da poco più di un anno. I tre bambini frequentano le scuole di San Stino. Il rientro dal Marocco è stato ritardato a causa della mancanza del documento di accompagnamento dei bambini, rilasciato dalla Questura nel caso di viaggio senza i genitori. Ieri sera la nonna Anya è sbarcata all'aeroporto Marco Polo, rientrata appositamente per fare questo documento. Solo così i bambini potranno rientrare in Italia.
«Tutta la comunità magrebina è profondamente colpita commenta l'imam Tanji Bouchaib - da questa enorme tragedia che ha lasciato completamente orfani i tre piccoli bambini. I tre bambini li conosciamo bene perché frequentano il centro culturale Hl-Hillal del Bivio Triestina per imparare la lingua araba. Il centro culturale si è dato molto da fare per sostenere mamma Ka Diya, proprio perché vedova con tre figli da crescere. Adesso attendiamo che venga eseguita l'autopsia e dopo in ospedale a Portogruaro celebreremo la cerimonia funebre con il sermone dell'addio, prima del trasferimento della salma in Marocco».
Maurizio Marcon
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