Movida fracassona fino all'alba fra le calli, residenti esasperati: protesta l'associazione Do.Ve.

Mercoledì 30 Giugno 2021 di Marta Gasparon
La movida in campo Santa Margherita a Venezia
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VENEZIA - «La gente è esasperata». Con il ritorno alla zona bianca, indicatore di una fase emergenziale che sta tirando il freno, portando a riappropriarsi di quelle libertà a lungo negate, a Dorsoduro la notte la situazione sembra essere precipitata. Urla, schiamazzi, musica ad alto volume, risse, balli in strada, persone alterate dall’alcol che si fermano a fumare cannabis in compagnia sotto le finestre (provocando un odore persistente e fastidioso), stese sui ponti in un momento di abbiocco post sbornia o intente a fare i propri bisogni dove càpita. Spacciatori o bestemmiatori seriali. 
A delineare un quadro che fra i residenti nelle aree fra San Pantalon, campo Santa Margherita, Carmini, rio di San Barnaba e corte Zappa sta sollevando tensioni e malumori, è l’architetto Giovanni Leone. 
Il presidente dell’associazione “Do.Ve”, nata da un gruppo di esercenti e residenti del sestiere, punta i riflettori su quei posti «che stanno diventando generatori di disturbo fino alle prime ore del mattino. Non se ne può più. Le segnalazioni che mi arrivano sono tante. Addirittura una, da una calle dietro ai Carmini, dove sono state trovate deiezioni umane ad un metro di altezza». 

VIGILE DI QUARTIERE
Una problematica che per i residenti si trascina da tempo ma che adesso, con l’allentamento delle restrizioni, sta divenendo insostenibile. Anche perché con il caldo si lasciano le finestre di casa aperte per un po’ di frescura, ottenendo in cambio un disturbo maggiore anche fino alle quattro della mattina. «Perché non tornare alla figura del vigile di quartiere, anziché affidare la gestione della sicurezza a mezzi sofisticati come la Smart Control Room? Ne basterebbe uno che presidiasse, affinché per gli abitanti quella presenza diventasse un conforto, nonché un deterrente per gli eventuali disturbatori. Nel 2016 era stata annunciata l’apertura di un presidio della Polizia locale a Santa Margherita, ma non si vede nessuno. I residenti stanno subendo un danno psicologico ed economico, legato ad una svalutazione della casa». 
Intanto in molti ricorrono alla richiesta di cancelli da apporre – senza chiuderli a chiave, come da accordi – nelle proprie corti. «Concessioni che determinano però una perdita di spazio pubblico». 
Sotto accusa soprattutto i giovani. Veneziani, provenienti dalla terraferma o più in generale veneti. Ma Leone non vuole trovare un capro espiatorio. «Bisognerebbe lavorare sul policentrismo della città: non è possibile che la gente graviti tutta sui centri. Ma d’altronde piazzale Roma è il terminal di ogni linea automobilistica. Manca una mobilità urbana che innervi il tessuto metropolitano; i collegamenti trasversali sono carenti, eppure determinanti. Per questo la sera decidono di venire qui. Perché non valorizzare alcuni centri a Favaro, Zelarino e Mestre?». 

SPAZI ADEGUATI
Anche in laguna andrebbero identificati spazi adeguati – più periferici, oggi assenti – da destinare ai ragazzi come valvola di sfogo, per divertirsi. Luoghi che tra l’altro potrebbero anche rivitalizzare quelle aree meno nodali. Segno – per Leone – che limitare la questione ad un problema di ordine pubblico è riduttivo. «È anche sociale, di governo del territorio, di mobilità. Ci vuole un’assunzione di responsabilità collettiva, in cui ognuno faccia la sua parte: i bisogni giovanili non vanno solo repressi, ma anche soddisfatti. Non vogliamo sostituirci alle forze dell’ordine, ma richiamare ad una sinergia. Affinché tutti si sentano parte di una comunità, ciascuno nel suo ruolo». 
 

Ultimo aggiornamento: 1 Luglio, 09:18 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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