Mostra del Cinema, il presidente Roberto Cicutto: «Evento miracoloso, saremo laboratorio»

Mercoledì 29 Luglio 2020 di Alda Vanzan
Roberto Cicutto e Alberto Barbera
CINEMA - La Mostra del cinema si farà: «Sarà un laboratorio, un segnale importante», dice Roberto Cicutto, in completo di lino giallo, il piede scalzo, alla sua prima uscita pubblica a Ca' Giustinian da presidente della Biennale di Venezia. Con distanziamento d'ordinanza, igienizzazione delle mani e mascherina come impongono le norme anti-Covid, la maestosa Sala delle Colonne a due passi da piazza San Marco ospita la tradizionale conferenza stampa per la presentazione del programma del festival del cinema, quella che fino all'anno scorso si teneva nella capitale e che stavolta, causa emergenza sanitaria, è dirottata in laguna. «Un miracolo avercela fatta», dice il direttore della Mostra, Alberto Barbera, al suo ultimo anno di mandato. Cannes ha dato forfait, altri festival stanno unendo le forze per presentare programmi dignitosi mentre ci sono registi e produttori che preferiscono aspettare (e Barbera li riprende: «Qualcuno sta facendo degli errori rinviando di un anno film che sono pronti e lasciando le sale senza prodotti». E se ce l'aveva con Nanni Moretti, non lo dice). Certo, quello di Venezia è un cartellone diverso rispetto al passato. Pochi americani. Non ci sono i blockbuster né i titoloni che in passato dalla laguna sono passati alla notte degli Oscar (ma Barbera non esclude sorprese last minute). Non ci sono le star hollywoodiane. E, tolti gli abiti con cui incanterà la presidente di giuria Cate Banchett, mancherà anche il glamour.
I CONTROLLI
Dopo l'attacco alle Torri Gemelle, diciannove anni fa, il Lido ha conosciuto le Mostre blindate con metal detector e agenti in borghese a individuare possibili attentatori. Quest'anno gli strumenti più in voga saranno invece i rilevatori di temperatura: prego, favorisca la febbre, e chi avrà più di 37 gradi e mezzo sarà rispedito a casa. Sarà una Mostra del cinema decentrata, con proiezioni concomitanti in più sale (e arene all'aperto: una al Lido, l'altra a Venezia ai Giardini della Biennale). E, come siamo stati abituati nei mesi bui del coronavirus, sarà una Mostra prenotata e tracciata, perché tutti, anche gli accreditati, dovranno munirsi di biglietto numerato per entrare in sala.
I FILM
Quanto ai film, complessivamente il festival ne presenterà una sessantina, con un calo del 10% rispetto al 2019. Il concorso principale Venezia 77 avrà - per ora - 18 titoli contro i 20-21 degli anni passati e gli italiani in gara saranno quattro (Le sorelle Macaluso di Emma Dante, Miss Marx di Susanna Nicchiarelli, Padrenostro di Claudio Noce, Notturno di Gianfranco Rosi), con Barbera che confessa un rimpianto: non aver messo in concorso Assandira di Salvatore Mereu («Ma cinque italiani su 18 sarebbe stato eccessivo»). Ci saranno anche Lacci di Daniele Luchetti, fuori concorso in apertura, e poi Lasciami andare di Stefano Mordini, in chiusura.
C'è attesa per Helen Mirren, che dal Salento a Venezia giungerà di sicuro, per The Duke di Roger Mitchell, per Bernard Henry Levi protagonista del documentario Princesse Europe tra le proiezioni speciali e poi Andrew Garfield che è nel film di Gia (nipote di) Coppola, Mainstream, tra i rari americani del festival e James Norton protagonista per Uberto Pasolini di Nowhere Special. Sicuro anche Willem Dafoe, attore feticcio di Abel Ferrara, protagonista di Sportin' Life. In compenso, italiani a pioggia da Favino alle Rohrwacher, da Lo Cascio a Valeria Golino, da Jasmine Trinca a Monica Bellucci, con Paolo Conte a guidare la banda. E la star di Venezia potrebbe essere Greta Thunberg, al centro di un documentario di Nathan Grossman. Ci saranno due produzioni Usa come Nomadland di Chloé Zhao e The world to come di Mona Fastvold, e poi film da tutte le parti del mondo: Azerbaijan, Iran, Giappone, Francia, Polonia, India, Russia, Canada.
E se l'anno scorso Barbera era stato attaccato perché c'erano poche donne registe in concorso, quest'anno le quote rosa sono cresciute: 8 titoli su 18 sono di regie femminili. «Ma li ho scelti per la qualità, non per il genere».
Alda Vanzan
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Ultimo aggiornamento: 12:10 © RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci