Il Lido piace all'estero, ma ai francesi dà fastidio: «Una Mostra inerte»

Giovedì 10 Settembre 2020 di Angela Pederiva
Mostra del cinema
VENEZIA - Vai a capirli i francesi. Un giorno lodano: «La Mostra di Venezia sfida la pandemia». E un altro criticano: «Una Mostra inerte, in un clima di alta sicurezza sanitaria». Non sarà mica che fra i due titoli, apparsi sullo stesso quotidiano a una settimana di distanza, c'è di mezzo il revanscismo transalpino per il rinvio del Festival di Cannes? «E pensare che Frémaux (il direttore Thierry, ndr.) ci ha fatto i complimenti», ha però ricordato Roberto Cicutto, presidente della Biennale. Così pure Alberto Barbera, numero uno al Lido, dopo essersi «arrabbiato molto» ci ha ripensato: «Le Monde vale quello che vale ossia uno e va nella media degli altri. Per ora sono più di gran lunga i giudizi positivi, c'è una rassegna stampa persino imbarazzante negli elogi». L'abbiamo sfogliata, e tradotta, per voi.
LA SORPRESA
Lettura sostanziosa, visto che su 1.300 giornalisti accreditati, gli stranieri sono ben 450, per quanto le presenze quest'anno siano calate del 40% a causa delle restrizioni internazionali dovute al Covid. Ripartiamo proprio dai francesi, allora, orfani della loro rassegna per l'emergenza sanitaria. Julien Gester, inviato speciale di Libération, appare piacevolmente sorpreso: «La moltiplicazione delle proiezioni proposte per ogni film e il pubblico in netto calo - tra paura dell'epidemia, impossibilità di viaggiare o ridimensionamento dei media colpiti dalla crisi - inducono una delicata rivoluzione del lifestyle per gli accreditati: quasi nessuna corsa alla notizia in anticipo e in esclusiva, nessuna fretta, e ora dobbiamo insistere davvero tanto per riuscire a perdere un film. Chi si lamenterà?».
Proseguiamo con i tedeschi. La Süddeutsche Zeitung celebra «il potere dell'ambiguità» osservato qui. Annota infatti Tobias Kniebe: «I film che hanno più effetto a Venezia sono quelli che non danno voti morali, ma al contrario mostrano ambivalenze». La Frankfurter Allgemeine intravvede «star in arrivo per il cinema del futuro». A cominciare da Vanessa Kirby, che secondo Dietmar Dath «interpreta ruoli sempre più importanti», come i due visti a Venezia77 in Pieces of a woman e The world to come. Anche Die Welt mostra apprezzamento per il cartellone: «I film più forti della Mostra del Cinema di Venezia raccontano storie di resistenza al sistema repressivo», annota Hanns-Georg Rodek.
GLI OSCAR
Trasversale sulla stampa specializzata americana è il convincimento che, ancora una volta, il Lido sarà il trampolino per Los Angeles. «Regina King potrebbe cavalcare One night in Miami per tornare agli Oscar», scrive The Hollywood Reporter, rimarcando con Scott Feinberg che «la prima mondiale si è tenuta lunedì a Venezia». Concorda il critico Clayton Davis su Variety: «La stagione degli Oscar più strana e tra le nuvole è iniziata con la 77esima Mostra del Cinema di Venezia, che presenta più distanze sociali e meno divismo grazie al Covid-19. Ma questo non significa che Venezia abbia perso il suo splendore nel catapultare un film nella corsa ai premi». 
Pure un quotidiano generalista qual è The New York Times dispensa complimenti alla Biennale, anche quando si tratta di far rispettare le misure di sicurezza: «L'esperienza del cinema con il distanziamento sociale sottolinea Eleanor Stanford è comoda: c'è spazio per distendersi, si possono monopolizzare i braccioli senza sensi di colpa e allungare lussuosamente le gambe». The Wall Street Journal rimarca gli effetti economici della Mostra: «Venezia spera che il suo festival cinematografico possa aiutare a dare il via alla guarigione dal Coronavirus», evidenzia Giovanni Legorano. Kevin Maher, sul britannico The Times, è entusiasta: «L'evento con il distanziamento sociale è partito in modo trionfale, perfino senza le stelle americane». Evidentemente il cielo sopra il Lido brilla lo stesso.
Angela Pederiva
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Ultimo aggiornamento: 10:04 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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