Tilda Swinton, la musa timida scozzese: «Il cinema per me è semplicemente la vita, non la carriera»

Venerdì 4 Settembre 2020 di Alda Vanzan
Tilda Swinton con maschera veneziana
VENEZIA - Dice di essere timida. «Molto timida». Proprio lei che incute timore solo a guardarla, così alta, sottile, regale. Una statua, pareva ieri sul red carpet con quella rendigote di pizzo bianco, il tacco altissimo, la maschera di metallo dorato dell'amico artista James Marry, i capelli corti carota. Se la descrivono algida, non si scompone: «Sarà per il mio pallore». Ma se la si coinvolge in un confronto, in una conversazione, anche davanti a 122 persone com'è successo ieri mattina nel Palazzo del Casinò per una masterclass che ha fatto il tutto esaurito appena si sono aperte le prenotazioni, la si scopre affabile, sì profonda, eppure raggiungibile. «È perché vedo i vostri occhi, so che mi farete delle domande, che potremo conversare. E così dimentico la mia timidezza».

Ecco Tilda Swinton, 60 anni il prossimo novembre, scozzese, premiata a Venezia con il Leone d'oro alla carriera («Il mio leone con le ali», ha detto l'altra sera stringendo la statuetta), anche se carriera è una parola che non ama: «Preferisco vita, perché per me l'unico modo di sviluppare il cinema è stato ed è la vita: i registi, gli autori con cui ho sempre lavorato sono miei amici cari, facciamo il film ma cuciniamo insieme, cresciamo insieme». E spalanca la giacca verde acido: «Questa è originale», dice mostrando la t-shirt di Caravaggio, il film di Derek Jarman con cui nel 1988 ha esordito nel cinema: «È stato Derek a coinvolgermi con la sua considerazione del performer, del lavoro collettivo, della condivisione. Io so lavorare solo così».

L'hanno chiamata musa. La musa di Jarman, ma anche di Luca Guadagnino che l'ha diretta in 'Io sono l'amore', A Bigger Splash, Suspiria. «Ho conosciuto Luca appena dopo la morte di Derek e non pensavo fosse possibile ritrovare qualcosa di simile, invece è stato un nuovo fratello e ho capito che è questo che mi muove». Adesso di lei si è innamorato Pedro Almodovar («Quando scopri la chimica con un attore non è comparabile con nient'altro»), il regista spagnolo che l'ha riportata al Lido per una reinterpretazione de La Voce Umana, la celebre pièce teatrale del 1930 di Jean Cocteau già celebrata da una immensa Anna Magnani.

IL PRIMO AMORE
Tilda, che a Venezia ha ricevuto il suo primo premio, la Coppa Volpi per Edoardo II nel 1991, racconta di essersi innamorata del cinema a 8 anni. Mezzo secolo dopo continua a essere ricercatissima. Quindi è cambiato qualcosa a Hollywood nei confronti dell'età delle attrici? «Per me Hollywood è Greta Garbo. Che ha lasciato la carriera a 36 anni dopo avere rappresentato tanti volti, ma in qualche modo era anche annoiata. Se io mi annoiassi mi dedicherei al mio giardino. Ogni volta dico: questo è il mio ultimo film. Però, forse perché ho pochi neuroni o perché ne ho troppi, non capisco per quale motivo l'età debba essere una soglia per qualsiasi cosa». E plaude al Festival del cinema di Berlino, che ha annunciato che dal 2021 non farà più distinzione di genere nell'assegnazione dei premi: «Finalmente, che sollievo. Le gabbie, le categorie, le divisioni che interessano agli esseri umani sono uno spreco, la vita è troppo breve per questo, dividere per classe, genere, etnia mi dà claustrofobia».

VENEZIA
Il suo rapporto con Venezia, non solo col festival ma anche la città, dura da tempo, tanto da far parte della Fondazione Venetian Heritage dell'amico Toto Bergamo Rossi. «I miei due gemelli hanno imparato a camminare nei corridoi del Des Bains, un po' come in Shining. Proprio in questi giorni pensavo a quell'albergo che non c'è più e magari tra dieci anni torneremo qui al Lido con il bastone, da vecchi, e tante altre cose saranno cambiate. Un po' come quando andai a Berlino per Caravaggio e mia nonna, che aveva 86 anni, mi indicò una serie di luoghi da visitare che erano bellissimi negli anni '20, ma in quel momento erano nella parte est della città. Ecco, anche dal lockdown, dalla pandemia, pensando ai nostri figli, dobbiamo ricavare l'opportunità di cambiare. Mi pongo la domanda: di cosa hanno e avranno bisogno i bambini? Io dico flessibilità, autonomia, relax».
Ultimo aggiornamento: 10:18 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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