Mose, via libera M5s al completamento, ma la Mantovani chiede 197 milioni di danni

Martedì 12 Marzo 2019 di Roberta Brunetti
Mose, via libera M5s al completamento, ma la Mantovani chiede 197 milioni di danni
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VENEZIA Per completare il Mose ci sono ancora 900 milioni di lavori da fare, ma i cantieri vanno a rilento. E mentre i parlamentari 5 Stelle sposano la soluzione di nominare un terzo commissario che rimetta in moto il Consorzio Venezia Nuova, l'ex proprietà Mantovani alza il tiro del contenzioso con gli attuali commissari, chiedendo 197 milioni di danni per i ritardi nei pagamenti e l'estromissione dai cantieri. Insomma, ancora acque agitate, attorno alla grande opera arrivata ormai al 94% della realizzazione, che dovrebbe essere finita per il 31 dicembre 2021. Ieri a riaccendere i riflettori ci ha pensato il M5s, in laguna con una nutrita schiera di parlamentari, guidata dal presidente  commissione Lavori pubblici, sen. Mauro Coltori, e dalle 2 on. Arianna Spessotto e Orietta Vanin. Col provveditore alle Opere pubbliche del Triveneto, Roberto Linetti, e i due commissari, Giuseppe Fiengo e Francesco Ossola, a fare da guida, il gruppo ha visitato le opere alla bocca di porto del Lido e la sede dell'Arsenale.
 
TERZO COMMISSARIO«Il Movimento aveva avversato quest'opera - ha ricordato, al termine, Coltorti - ma giunti a questo punto vogliamo vederla funzionare. Al 94% dell'opera, non si fanno analisi costi benefici. L'interesse è non avere un'incompiuta. Verificheremo le criticità e gli eventuali ritardi. Siamo venuti per questo. E una delle cose che chiederemo al ministero è la nomina di un terzo commissario. Ce n'erano già tre. E con tre si può fare la maggioranza». Vecchia questione, questa delle decisioni che non possono più essere prese a maggioranza. E visto che i due commissari spesso non sono d'accordo, tutto resta in stallo. «Abbiamo visioni diverse - ha ammesso Fiengo - io, da ambientalista, più interessato alla laguna; Ossola più all'opera. Quando eravamo in tre era più facile».
FUTURA GESTIONEAltra questione aperta, quella della futura gestione della grande opera. I 5 Stelle si sono detti per una soluzione che veda una presenza forte dello Stato, magari un ripristino del Magistrato alle acque. Ma l'accordo sull'autonomia prevederebbe un passaggio alla Regione anche di queste competenze? «Nulla è deciso, ci devono essere dei passaggi in Parlamento» hanno chiosato a più voci. Intanto, per avere un quadro più chiaro del futuro, hanno chiesto al Consorzio un piano per la futura gestione e manutenzione dell'opera. «Lo stiamo facendo» ha assicurato Fiengo.
LA SUPER CAUSALinetti ha ricordato come sia «prioritario completare l'opera e avviare le manutenzioni. Dobbiamo fare 900 milioni di lavori». Interventi per cui ora il Consorzio si avvarrà delle imprese più piccole, quelle che non erano state travolte dalla scandalo. Ma il quadro resta complesso. Ed è stato lo stesso Fiengo a riferire della nuova offensiva lanciata dalle imprese. «Ci chiedono i danni». Un atto di citazione, quello presentato in questi giorni al Tribunale di Venezia dal Covela, la società che fa capo alla famiglia Chiarotto che controllava la Mantovani, con cui chiede ai due commissari, ai ministeri, allo Stato e al Governo, la bellezza di 196 milioni di euro di risarcimento danni.
 
Ultimo aggiornamento: 15:12 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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