Mose. Toninelli convoca Brugnaro a Roma: «Non vado, venga lui qui»

Venerdì 10 Maggio 2019
Mose. Toninelli convoca Brugnaro a Roma: «Non vado, venga lui qui»
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VENEZIA - Nel pomeriggio di ieri, mentre il sindaco di Venezia Luigi Brugnaro si trovava all'Arsenale per l'inaugurazione di una grande installazione legata all'esplosione artistica della Biennale, dal ministero di Porta Pia è arrivata una telefonata. Era la segreteria del ministro Danilo Toninelli che convocava nella capitale lui e il presidente della Regione Veneto, Luca Zaia per un confronto sulle modalità di completamento del Mose. Una telefonata forse attesa, dopo il bailamme che è derivato dall'annuncio, poi smentito, di una nuova tassa sul turismo.
«Ha convocato me e Zaia lunedì a Roma - è il commento di Brugnaro - ma non vado per fare il postino come l'ultima volta, quando sono andato a Roma per farmi mostrare una lettera indirizzata all'Autorità portuale. Invito io piuttosto, il ministro a Venezia e gli faremo vedere tutti i lavori che ha bloccato. Voglio ancora credere che sia stato  mal consigliato. Per quello ci tengo a mostrargli le cose di persona».
In mattinata, Brugnaro era stato molto più duro. «Deve dimettersi - aveva detto in una trasmissione radiofonica - sta andando contro l'Italia».
BERSAGLIOCon un giorno di ritardo, e in un certo senso fuori tempo, visto che la tassa non ci sarà, arriva il fuoco di fila da tutto l'arco costituzionale. Le critiche più feroci a Toninelli e al Mit sono quelle che arrivano da esponenti della Lega, forza con cui i grillini condividono il governo.
«Non esiste - attacca il ministro del Turismo, Gian Marco Centinaio (Lega) - che un'infrastruttura nazionale debba essere finanziata perpetrando un vero e proprio furto a danno di tutti coloro che vengono a visitare Venezia. Una tassa per sovvenzionare una struttura pubblica è pura follia: sembra che qualcuno le stia pensando tutte per cacciare i turisti».
OPPOSIZIONENicola Pellicani (Pd) è stato il primo a mettere in risalto l'assurdità di una nuova tassa sul turismo e ora plaude al dietro-front del Mit: «Siamo in balia di un governo di incompetenti che va a tentoni sulla pelle di Venezia e dei veneziani. Non possiamo lasciare la città nelle mani di persone pericolose».
I politici parlamentari, come il senatore Pd Andrea Ferrazzi, attaccano l'ipotesi della tassa. «Il Mose - puntualizza - ha fatto già sufficienti danni alla nostra città ancor prima di essere completato, ci manca solo - conclude - che i cittadini veneziani e veneti ne devono mantenere la gestione».
Anche da Forza Italia arriva una solenne bocciatura.
«I soldi li mette Venezia, il potere di decidere resta a Roma - chiosa Roberto Caon, deputato di Forza Italia - La tassa di scopo per il Mose è l'ultima follia di un governo che ha dimostrato un'avversità senza precedenti nei confronti del Veneto, cui non ha dato un solo centesimo per le infrastrutture».
ALBERGATORIIl presidente dell'Ava, l'associazione degli albergatori veneziani, alla notizia di una possibile nuova tassa, ha perso il suo proverbiale aplomb. «È ora di finirla - dice Vittorio Bonacini - è evidente che il ministro Toninelli non ha ben chiaro quale sia il suo ruolo. Ed è altrettanto evidente che, in quanto al Mose, non sa di cosa sta parlando: un'opera iniziata dallo Stato che deve essere gestita dallo Stato».
Il presidente di Confturismo Veneto e vicepresidente nazionale, Marco Michielli, parla di delitto premeditato. «Fra tassa di soggiorno e balzelli vari - dice - il turismo sta diventando una sorta di bancomat dove sono sempre i soliti a depositare e dal quale può prelevare chiunque, nella pubblica amministrazione, si trovi in difficoltà».
Pungente il commento del capolista del Pd alle Europee nel Nordest, Carlo Calenda: « Toninelli forse si è perso nel tunnel del Brennero. Altrimento non si spiega come possa uscirsene con una proposta insensata come quella di chiedere al Veneto, regione con un residuo fiscale di 15 miliardi e mezzo, di pagare una tassa di scopo per coprire i costi di gestione del Mose»
LA DIFESATante critiche da parte della Lega offrono l'occasione agli esponenti grillini per replicare con gli interessi. «Strano che chi parla oggi e in passato era al governo in Veneto con Galan - dice il deputato M5S Federico D'Incà, riferendosi a Zaia, vicepresidente nell'ultima gestione Galan - non abbia gridato allo scandalo e bloccato la realizzazione dell'opera quando ancora era possibile. L'emendamento, una proposta per ora solo sul tavolo del Governo non graverà come tassa di scopo sui veneti ma peserà sulla fiscalità generale: abbiamo avuto rassicurazioni dirette dal ministro che ringraziamo per aver affrontato di petto il futuro del Mose, per troppo tempo dimenticato da chi oggi fa polemica».
M.F.

Ultimo aggiornamento: 09:04 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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