La commissaria: "In caso di emergenza il Mose in autunno potrà funzionare"

Domenica 12 Luglio 2020 di Nicola Munaro
Le barriere del sistema Mose
Nei suoi programmi la giornata e la data di venerdì erano già fissate da inizio febbraio. In quei giorni il supercommissario del Mose, Elisabetta Spitz, entrata in gioco a dicembre dopo il 12 novembre, i 187 centimetri di marea e la seconda Aqua Granda di sempre, informava le autorità di Venezia che «dal 30 giugno saremmo stati pronti per agire nell’emergenza». Come un pronto soccorso della laguna, alzando tutte e 78 le paratoie del Mose, anche senza la consegna ufficiale dell’opera. 
È uno degli snodi principali della giornata di venerdì: il Mose si può sollevare tutto in caso di emergenza?
«In caso di emergenza e di acque alte e altissime il Mose sarà in funzione questo autunno. Stiamo predisponendo entro la fine di luglio la procedura con cui, entro il primo settembre, dovremo confrontarci con tutti gli stakeholders per dare il via all’innalzamento delle barriere. Sono procedure che saranno valide fino alla consegna dell’opera, entro il 31 dicembre 2021».
Durante il sollevamento c’è stata una differenza massima di 35 centimetri tra il livello del mare e la marea registrata a Punta della Salute: cosa vuol dire?
«È la prova provata che il Mose funziona ed è già pronto».
Quindi non ci saranno più emergenze per Venezia?
«Sto lavorando per raggiungere questo obiettivo. Sarebbe folle che succedesse di nuovo. Il nostro lavoro è per garantire che non accada nulla in città. Perché non ci sia più una situazione di emergenza nell’intera laguna, non c’è solo Venezia da proteggere. Arrivare in così poco tempo al sollevamento di tutte le paratoie in contemporanea mi ha dato una grande soddisfazione: quando sono stata nominata non potevo sapere com’era la situazione, ho però capito che c’era la possibilità di modificare il programma dei lavori e arrivare a questo punto».
Che tipo di modifiche?
«Ho messo mano nell’individuare le priorità e nell’affrontarle anche con soluzioni originali».
Un esempio?
«Chiedere all’esercito di fare il ponte radio. Se non ci fosse stato noi non avremmo alzato tutto insieme. Quell’aspetto, ad esempio, non era stato avviato. Sapendo i tasti giusti da spingere ho chiesto all’esercito e loro hanno fatto un lavoro eccezionale. Resterà fino a quando sarà necessario. E sarà a costo zero».
Sembra di capire che serviva un cambio di passo...
«Di fronte a quanto accaduto a novembre tutti ci dovevamo imporre di fare qualcosa. Un ripensamento radicale era già stato fatto partire. Personalmente dopo pochi mesi mi sono data due date: la prima era questa, per risolvere l’emergenza. La seconda è la consegna dell’opera».
Entro il 31 dicembre 2021?
«Mi auguro che sia ancora meno dei 18 mesi previsti. La cautela è doverosa però mi sembra che la data principale sia stata rispettata».
Cosa manca?
«Non dimentichiamoci che si tratta ancora di un cantiere. Ad esempio ci sono i compressori non tutti allacciati. Il vero tema è che bisogna partire di corsa con la manutenzione programmata, va avviata il più presto possibile anche in parallelo con la fine dei lavori. I passi futuri sono procedure di sollevamento, piano di manutenzione programmata, completamento dei lavori e collaudo tecnico funzionale. Le singole componenti, però, sono state tutte collaudate. Nel pronto soccorso si risolve l’emergenza, e ci siamo. Ora abbiamo diciotto mesi per smontare i cantieri, restituire i territori ai comuni e dar via alle procedure necessarie per l’opera. Che però è già in funzione». 
Anche nella prova generale si è presentato il problema della sabbia nelle paratoie di Punta Sabbioni.
«Le paratoie non rientrano per 2-3 gradi nel loro alveo, questa la verità. Il fatto che ci fosse sabbia lo sapevamo. Stiamo studiando e cerchiamo di risolverlo in maniera definitiva. La soluzione più banale è togliere la sabbia e utilizzarla per il ripascimento ma vorrei evitare che nel futuro ci possa essere un togli-metti continuo. Nel rodaggio qualche problema ci può essere. Anche per il tempo di salita, più lungo di quello stimato alla consegna dell’opera. Ma aspettare il regime di tutti i compressori voleva dire mettere a rischio la città. Faremo altre prove anche in diverse condizioni meteo. Un’altra alzata generale sarà possibile tra qualche mese».
E la gestione futura? Si parla di un’agenzia statale...
«Sì, dovrà subentrare nella gestione del Mose, d’altronde la concessione al Consorzio sta per finire. Tra pochi giorni si conoscerà come verrà costruita e mi sembra opportuno che il Governo ci stia pensando: è arrivato il momento per prendere le decisioni su come il Mose sarà gestito e orientato. È un’opera di difesa nazionale che deve stare in mano pubblica».
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