Mose, il progetto dello scienziato del 1600. Ma la Serenissima disse no

Martedì 31 Dicembre 2019 di Alessandro Marzo Magno
Mose, il progetto dello scienziato del 1600. Ma la Serenissima disse no
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Mose. Scienziato eclettico e ricchissimo, forse di origine tedesca, tentò di presentare al Maggior Consiglio un vero progetto di sbarramento contro le acque alte alla bocca di porto di Malamocco in forma di meza luna. Il piano prevedeva anche delle porte che si ha da fare per la navigatione per il passaggio delle navi militari e mercantili, ma la Serenissima disse no.

LA STORIA
C'era un tale che voleva salvare Venezia dall'acqua alta attraverso uno «sbarramento artificiale mobile che si ha da fare vicino al porto di Malamocco» e per di più «in forma di meza luna», il nome indicato però era diverso da quello attuale lunata poiché sarebbe stata «chiamata il cavezzon». Il tale si chiamava Federico Gualdi e la proposta era stata formulata il 10 gennaio 1663. La sua idea era realizzare una specie di Mose con tre secoli e mezzo di anticipo. Ne scrive, assieme a numerose altre vicende Lara Pavanetto nel suo libro Le incredibili curiosità di Venezia, edito da Newton Compton. Gualdi aveva pensato pure alle esigenze della flotta mercantile e militare, prevedendo «anco delle porte che si ha da fare per la navigatione» e poi conclude affermando che il progetto va adottato per «la conservatione perpetua della laguna di Venetia». A differenza dell'odierno Mose, quello seicentesco sarebbe dovuto essere all'interno della laguna, e non all'esterno, dalla parte del mare, come oggi avviene. L'uomo un personaggio eclettico e ricchissimo già tre anni prima aveva presentato ai Savi alle acque un documento come il precedente, pure questo conservato nell'Archivio ai Frari per realizzare un «murazzo a scarpata dolce messo a confronto con quello tradizionale».

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IL PIANO
Il progetto, datato 6 dicembre 1660, propone di costruire una diga tra il mare e la terra, dal pendio molto dolce verso la spiaggia. «L'arzere in leggera pendenza è quindi una diga in cui l'acqua non incontra alcun brusco ostacolo e dove l'onda può andare su e giù senza fare alcun danno», precisa Pavanetto. C'è subito da sottolineare un fattore piuttosto importante: tutti i progetti di sistemazione idraulica della Serenissima, con la conseguente creazione del Magistrato alle acque nel 1501, erano indirizzati a salvare la laguna dalla terra. Deviazioni di fiumi, scavi di canali, erezione di palizzate servivano per impedire che la terra si impadronisse della laguna e che Venezia facesse la fine di Ravenna: importante porto al tempo dei bizantini, distante oggi dodici chilometri dal mare. L'acqua dolce era considerata un nemico da tenere lontano. Paolo Sabbadino, ingegnere idraulico, affermava già nel Quattrocento che bisognava «tuor via tutte le acque dolce dalla laguna con buon modo et far che del tutto quella sia libera dal continuo atterar che fa l'acqua dolce». Questa invece è una delle prime volte che il nemico cambia: non più la terra, ma il mare. La laguna, secondo Federico Gualdi, non deve difendersi soltanto dalla terra, ma anche dal mare. Venezia era nata sul mare e cominciare a considerare l'acqua salata un nemico e non più la propria madre era un salto mentale non da poco. Forse è anche per questo che non se ne fa nulla. 

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IL FALLIMENTO
Il progetto di Gualdi non si realizzerà mai e non si consentirà nemmeno al suo ideatore di raggiungere lo scopo per cui l'aveva concepito: entrare nel Maggior consiglio. «Gualdi cercò d'esser aggregato alla veneta nobiltà per una via straordinaria. Fece dunque proporre al publico serenissimo di voler a sue spese fare un'opera grande, utile, et avantagiosissima, con che in premio di un tanto servigio gli fosse concessa la nobiltà, alla quale all'ora molti venivano abilitati con l'esborso di cento mille ducati». Federico Gualdi era davvero un personaggio sopra le righe e in effetti non si può biasimare nessuno se non gli hanno creduto. Ai nostri occhi l'idea di salvare Venezia dalle acque alte appare essere sensata, invece molte più perplessità desta il fatto che sia davvero vissuto, come al tempo si diceva, fino alla bella età di quattrocento anni grazie alla pietra filosofale di cui sarebbe stato in possesso. Affermava di essere tedesco, ma non si sa se sia vero, si definiva alchimista, lo chiamavano filosofo ermetico, faceva parte di una setta segreta di stampo rosacrociano. 
 


PERSONAGGIO CONTROVERSO
Di certo c'è che era entrato nel mirino degli Inquisitori di stato (ai Frari si conserva il fascicolo relativo) che evidentemente avevano mangiato la foglia: contro di lui viene istruito un processo e tra il 1682 e il 1687 è costretto a fuggire da Venezia. L'uomo diventa talmente ricco e famoso che nel 1688 esce una sua biografia a Bruxelles e Amsterdam, due anni più tardi tradotta in italiano. Scrive Pavanetto: «Inizialmente, a Venezia, Gualdi abitava da solo in due stanze con il suo servitore, come fosse uno studente forestiero. Senza tanti lustri o comodità, conduceva una vita ritirata e morigerata. Malgrado ciò aveva importanti frequentazioni e amicizie che comprendevano nobili e ricchi signori, proprietari di miniere. Gualdi lavorava per questi ricchi signori, facendo fruttare assai bene le loro miniere e arricchendosi a sua volta, tanto che chiese in moglie la giovanissima figlia di uno di questi signori, i nobili Crotta, di Agordo. Furono firmate alcune scritture autentiche di promessa, ma alla fine la cosa non andò a buon fine, forse proprio perché il Gualdi non era un nobile, e soprattutto perché in effetti nulla di lui si sapeva di certo. Il nostro anonimo traduttore racconta come il Gualdi disgustato dalla fine della storia, avesse citato in tribunale la famiglia della ragazza cui, nel tempo, «aveva prestato notevoli somme di denaro». 
 


ALCHIMISTA E FILOSOFO
Dopo aver fallito l'obiettivo di essere aggregato al patriziato, Gualdi, racconta Pavanetto, «si dedicò completamente alla scienza e alla filosofia, iniziando a frequentare congressi di uomini dotti. E in queste conventicole, Federico Gualdi spiccava per profondità di scienza e ingegno. E anche in politica dimostrava di essere a conoscenza dei segreti di stato più scottanti, come conoscesse ogni cosa che fosse trattata nei gabinetti reali di tutta Europa. Non vi era scienza nella quale non eccellesse: astronomo, matematico, filosofo, politico, teologo. Parlava molte lingue, greco, latino, ebraico, francese, italiano, tutte con il suo accento tedesco natio. Molti arrivavano a Venezia proprio per conoscerlo e intrattenersi con lui. Si facevano chiamare suoi discepoli e dicevano che il Gualdi possedeva il Tesoro Ermetico. «Gualdi ora viveva in una casa nobilmente addobbata, e nella stanza più bella aveva alle pareti molti bei quadri». Tra questi, un ritratto che si diceva fosse di Tiziano, ma se fosse stato davvero dipinto dal Vecellio, Gualdi avrebbe dovuto avere più di duecento anni, e invece ne aveva ottantasei. «Questa storia del ritratto si diffuse grandemente, e si iniziò a pensare che il Gualdi fosse detentore del segreto dei segreti: l'immortalità».
Alessandro Marzo Magno 
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Ultimo aggiornamento: 15 Aprile, 06:49 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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