Mose, due milioni di consulenze esterne

Giovedì 2 Aprile 2020 di Roberta Brunetti
I commissari Giuseppe Fiengo e Francesco Ossola
Il Consorzio Venezia Nuova, nel 2019, ha speso circa 2 milioni di euro per i suoi consulenti. Questi i conti che gli amministratori straordinari del Cvn, mettono nero su bianco nella relazione che gli era stata chiesta a febbraio dal commissario straordinario del Mose, Elisabetta Spitz, che a sua volta era stata sollecitata a produrre questi dati in commissione ambiente alla Camera, dal deputato veneziano Dem, Nicola Pellicani, a cui si era associato il collega e concittadino di Forza Italia, Renato Brunetta. Insomma un documento atteso che doveva alzare il velo su una delle pagine più discusse e misteriose della gestione commissariale del Cvn, che dura ormai da cinque anni. In realtà per il momento sembra essere l’ennesima miccia che ha già innescato nuove polemiche. Il primo a puntare il dito sulla relazione degli amministratori è proprio l’onorevole Pellicani che, senza mezzi termini, in un comunicato, sostiene che i dati forniti sono lacunosi, disordinati, omissivi. Ma il documento ha fatto andare su tutte le furie soprattutto il Provveditorato alle Opere pubbliche del Triveneto, per alcuni passaggi ritenuti diffamatori, tanto che a Palazzo dei X Savi qualcuno aveva ipotizzato addirittura di fare causa agli amministratori. In tutto si tratta di 29 pagine, siglate dall’amministratore tecnico, il professore e ingegnere Francesco Ossola, “d’intesa “con l’avvocato Giuseppe Fiengo. Non ha firmato la relazione l’avvocato Vincenzo Nunziata, il terzo commissario arrivato a fine anno e dimessosi la settimana scorsa. Probabilmente perché la materia riguardava un periodo in cui non c’era. Ma si sa che proprio sulle consulenze e in generale sulla gestione del bilancio del Cvn, Nunziata era entrato in divergenza con i vecchi amministratori, tanto da segnalare una serie di aspetti problematici al Prefetto di Roma, che aveva poi nominato un collegio di verifica, attualmente al lavoro. Tra l’altro, la relazione di Ossola e Fiengo è indirizzata proprio al Prefetto di Roma. Inizialmente i due amministratori ritenevano di non essere tenuti a fornire questi dati al commissario Spitz. Di qui la scelta di inviare la relazione al Prefetto, da cui dipende la loro nomina, perché valutasse l’”opportunità” - scrivono – di rispondere alle Spitz. E per questa strada, alla fine, la relazione è arrivata a chi l’aveva chiesta. Un documento che è tutto incentrato sul confronto con il passato del malaffare, più precisamente con il 2014, l’anno in cui scoppiò lo scandalo tangenti e il Cvn fu commissariato. La premessa di Ossola e Fiengo è che “una delle principali cause che ha consentito il proliferare del “malaffare” del “sistema Mose” è stata la commistione dei ruoli fra gli operatori di progettazione, di esecuzione e direzione lavori e di controllo sia interni al Cvn che esterni. Ciò ha fatto sì che siano stati redatti progetti “faraonici”all’insegna dello spreco”. Sprechi che “possono essere stimati in circa 30 volte le tangenti accertate”. Non c’è stato controllo sull’esecuzione delle opere, né “contraddittorio con la direzione lavori, esautorata dalle sue funzioni. Tanto è che negli anni sono cominciati a emergere diffusi e a volte importanti vizi, difetti d’opera e malfunzionamenti” che la gestione sta recuperando. In questa ricostruzione gli amministratori accusano apertamente il Provveditorato. “Ancora oggi – scrivono – risente di un organico sottodimensionato che non è in grado di assicurare l’esecuzione dei controlli capillari pure previsti dalla Convenzione quadro del ‘91”. Ricordano come per questo ricorra a personale distaccato del Cvn. Per gli amministratori, con queste premesse, è “del tutto evidente” la necessità di organizzare una “filiera di controllo indipendente ed esterna a Cvn e Thetis, costituita da esperti di elevata e e comprovata esperienza, di solido curriculum, ma soprattutto di fiducia e di provata integrità e moralità”. Fin qui la spiegazione del ricorso ai consulenti. La relazione passa quindi in rassegna il loro elenco, sempre in raffronto a quelli del 2014. Pellicani aveva chiesto i conti delle consulenze di tutti i cinque anni di amministrazione straordinaria. Il documento glissa, fornendo numeri solo per il 2019. Una decina di pagine sono dedicate ai consulenti cessati, senza importi. Poi la relazione elenca gli attuali “coadiutori” dei commissari straordinari. Vengono citati i curricula degli ingegneri Francesco Cefis e Sara Cristina Lovisari. Per gli affari legali si spiega il caso della consulente Lea Luni, affiancata da altri due avvocati, in quanto in maternità prima nel 2018 e ora tra 2019 e 2020. Il confronto con i consulenti del 2014 occupa gran parte della relazione, fino alle tabelle finali che mettono a confronto 2019 e 2014, appunto. La conclusione, numeri alla mano, è che i consulenti degli amministratori hanno fatto risparmiare su tutti i fronti: un milione e 690 mila euro nell’area tecnica, 1 milione e 686mila euro in quella legale, 399mila euro in quella amministrativa. Numeri già contestati, che faranno ancora discutere.
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