Mose, ultimatum delle imprese al Cvn
"Ci paghi in fretta o blocchiamo i test"

Mercoledì 29 Gennaio 2020 di Roberta Brunetti
Il sistema Mose
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L’ultimatum è stato inviato al Consorzio Venezia Nuova, al Provveditorato alle Opere pubbliche, al commissario straordinario per il Mose, Elisabetta Spitz, ma il messaggio è soprattutto per il premier Giuseppe Conte e per gli altri ministri interessati. Il contenuto suona come una bomba: se non saranno pagate entro febbraio, le imprese che lavorano alle bocche di porto, si fermeranno. Un migliaio di posti di lavoro saranno a rischio. Ma a quel punto anche le prove di sollevamento delle paratoie, senza uomini a sufficienza, non si potranno più fare. Addio conclusione dell’opera entro il 2021. Addio accelerata dei lavori con la possibilità di alzare le dighe, in caso di emergenza, già nel prossimo autunno.
Il problema è sempre lo stesso. I soldi per finire l’opera ci sono a parole. Ma gli amministratori straordinari del Consorzio Venezia Nuova, in crisi di liquidità, ormai avrebbero i soldi solo per pagare la loro struttura. E il neo commissario Spitz non avrebbe i poteri per garantire uno sblocco dei fondi, di fatto intrappolati in un complesso meccanismo di problemi contabili. Le imprese che siedono nel comitato consultivo del Cvn hanno scoperto la gravità della situazione la settima scorsa, in una riunione con gli amministratori Francesco Ossola e Vincenzo Nunziata, di ritorno a loro volta da un incontro a Roma con il commissario Spitz e il provveditore Cinzia Zincone. Un’ulteriore stangata per imprese che già avanzano milioni dal Cvn. Ed ecco la scelta, dopo qualche giorno di riflessione, di scrivere una lettera-ultimatum. Tre pagine di fuoco inviate ieri anche ai prefetti di Venezia e Roma, ai sindaci di Venezia, Chioggia e Cavallino, ma soprattutto al premier Conte e ai ministri delle Infrastrutture, dell’Interno, dell’Economia. Le firmano i membri del comitato consultivo: Devis Rizzo di Kostruttiva, Massimo Paganelli di Clodia, Renzo Rossi, Giovanni Salmistrari (che è anche il presidente di Ance Venezia), Giacomo Calzolari, Luigi Chiappini.
Pare che alla riunione della settimana scorsa in Cvn siano emersi particolari che hanno gettato nello sconforto i rappresentanti delle imprese. Il fatto, ad esempio, che sono appena “tornati” a Roma 138 milioni di fondi per il Mose perché non erano stati spesi entro il 2019, in assenza di cantieri a sufficienza. E visti i meccanismi contabili, farli tornare a Venezia ora sarà lungo e laborioso. O il fatto che il commissario Spitz avrebbe suggerito al Cvn di ricorrere al prestito bancario. Ma ormai da anni nessuna banca è disposta a finanziare il Consorzio.
Ora le imprese vedono a rischio il loro stesso futuro. «L’assenza dei necessari finanziamenti, nonché la mancata certezza degli effettivi termini di liquidazione delle attività ad oggi eseguite - scrivono nella lettera -, si ripercuoterebbero in maniera assolutamente negativa sulla prosecuzione dei lavori, mettendo a repentaglio la continuità aziendale delle imprese coinvolte e, conseguentemente, il mantenimento degli attuali livelli occupazionali che ad oggi, val bene sottolineare, consistono all’incirca in un migliaio di posti di lavoro». La lettera si chiude con la richiesta di una «concreta ed urgente risoluzione dei problemi mediante la messa a disposizione, senza indugio alcuno, sia delle somme per i servizi già resi e non ancora liquidati, sia delle somme necessarie al proseguimento ed alla conclusione dei lavori riguardanti il sistema Mose. In mancanza di ciò, con la fine del prossimo mese di febbraio, verranno sospese tutte le attività operative in essere, garantendo esclusivamente le condizioni di minimo presidio».
Ultimo aggiornamento: 09:25 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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