La città liberata dall'acqua alta. I veneziani: «Questa è la nostra rinascita»

Domenica 4 Ottobre 2020 di Davide Tamiello
La città liberata dall'acqua alta. I veneziani: «Questa è la nostra rinascita»
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VENEZIA - Il clima d’attesa si sente, eccome. A San Marco tutti i commercianti fuori dai negozi a fissare il centro della piazza fin dalle prime ore del mattino, quasi si aspettasse spuntare dal nulla un rivolo, una pozza, un’onda: qualunque segnale che le speranze di mezzo secolo di attese fossero naufragate miseramente in un clamoroso fallimento. C’è chi è ottimista e lascia perdere le paratie anti allagamento, chi si fida meno e blinda il locale come sempre si fa con l’acqua alta in arrivo. Passano i minuti, le ore, si raggiunge il picco.

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In mare, però, perché in laguna il livello resta intorno ai 70 centimetri: il cuore di Venezia, uno dei punti più bassi della città, resta all’asciutto. È fatta, funziona davvero. «Sono emozionato, questo giorno ha cambiato la storia. Questo è il nostro sbarco sulla luna». Antonio Spolaore, commerciante della piazza, non trattiene l’entusiasmo. «Fin qua, l’acqua rivava fin qua a 130», dice indicando un punto in cui il marmo delle procuratie vecchie sembra cambiare colore. Ma la sua non è una voce isolata: calata la tensione, in città l’aria e quella della festa.

Da Santa Croce all’Accademia, da Campo Santa Margherita ai Tolentini, da Castello a San Polo: aver sbarrato le strade al mare è qualcosa di troppo clamoroso. «I buto via, no vogio più vederli», grida una negoziante in Strada Nova a Cannaregio, agitando gli stivali, simbolo delle fatiche di chi, da sempre, convive con un fenomeno naturale che può distruggere un’attività (e una vita di sacrifici) in pochi minuti. Reazioni di giubilo a parte, però, quelle calzature tanto odiate sarà il caso di tenerle ancora ben strette: il Mose non annullerà (quantomeno per ora) l’acqua alta. Potrà evitare i disastri di un anno fa, ma le dighe non si alzeranno certo tutti i giorni: già oggi, se si ripresenterà il fenomeno, le cose andranno diversamente. Ma non importa, la città vuole festeggiare un evento unico e ha tutto il diritto di farlo. 

 

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VENEZIA - È stato il giorno del a procedura di sollevamento delle dighe del Mose alle tre bocche di porto della laguna è iniziata alle 8.54 di questa mattina.

L'arrivo della perturbazione è in ritardo rispetto ai tempi previsti, ma le condizioni meteo-marine stanno peggiorando. Su Venezia spira uno scirocco a 30-40 km/h.


«È una cosa meravigliosa, adesso cambia tutto - aggiunge Michele Palesa, dell’omonima vetreria in piazza San Marco - se penso a tutte le volte che siamo andati sotto. Ero scettico, temevo che non funzionasse, e invece sono felice di potermi ricredere». Gli fa eco il collega e “vicino di bottega” Davide Penzo. «Io ero tra quelli che all’inizio era contrario al Mose - spiega - la laguna non è più la stessa di quella pre opera. Però, a lavori ormai avanzati, speravo davvero che quegli investimenti non fossero stati inutili. Non si può che essere soddisfatti di com’è andata». Per le calli, ieri, un solo argomento. Chi telefona, chi commenta con gli amici, chi ci scherza su prendendo in giro il barista di fiducia («Nane, ‘desso no ti pol più usar a scusa de l’acqua alta per no ‘avorar»). 

In Calle Larga San Marco c’è chi non riesce a smettere di sorridere. All’hotel Concordi il personale ha tenuto paratie e scale per clienti fino alle 11 (forse per scaramanzia), per poi rimuovere tutto nel più classico dei “liberi tutti”. Al ristorante al Chianti camerieri in postazione come in una giornata “normale”: solitamente, con una marea così, avrebbero dovuto trincerarsi dentro al locale a spalare fuori l’acqua. «Il mio negozio andava sotto quasi sempre, bastavano appena 107 centimetri - racconta Laura Scagnol, titolare di “Mesca” - oggi non vedo una goccia, è meraviglioso. Se solo avesse potuto funzionare il 12 novembre...». “E se”, appunto. Impossibile non pensare alle immagini di quel mese devastante per paragonarle alle quattro pozzanghere (di pioggia) di ieri. Indietro però non si torna, ma si può guardare avanti con occhi diversi. Un’altra negoziante, infatti, osserva: «A novembre pensavamo che Venezia fosse finita, questa è la nostra rinascita».
 
 


E c’è chi non vuole perdere tempo (si è aspettato anche troppo, in effetti) e spera che la lieta novella del test positivo sul campo possa raddrizzare una stagione turistica pesantemente compromessa, prima dall’Aqua granda poi dall’emergenza sanitaria. «La notizia che il Mose funziona deve arrivare ovunque, dobbiamo dirlo al mondo - aggiunge il gioielliere Setrak Tokatzian - abbiamo pagato abbastanza quest’annata disgraziata. Ho già sentito di alberghi che hanno avuto cancellazioni su cancellazioni solo per le previsioni sull’acqua alta. Venezia ora è asciutta, tornate pure tranquilli». 

Avvertire tutti e subito: il collega Piero Bevilacqua sembra aver preso alla lettera le indicazioni del collega. «Da ore sto inviando la traduzione del messaggio del Centro maree a tutti i miei clienti in giro per il mondo - dice - è un peccato che a Venezia in questi giorni ci sia poca gente, ma ci auguriamo di migliorare in fretta». 
A Rialto e alle Guglie, altra prima linea bassa della città, con i primi raggi di sole scattano i brindisi. «Ci facciamo uno spritz alla faccia dell’acqua alta - sghignazzano due anziani - ne abbiamo viste tante in 50 anni e questa è la nostra prima vittoria: non si può mica far finta di niente». No, decisamente.
 
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Ultimo aggiornamento: 13:53 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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