Mose, negato il tfr della Regione
a Chisso: addio a 90mila euro

Mercoledì 5 Agosto 2015 di Alda Vanzan
Renato Chisso
13
VENEZIA - Renato Chisso non avrà gli 88.947 euro e 70 centesimi di Tfr da Palazzo Ferro Fini. L’ex consigliere ed ex assessore regionale di Forza Italia - tuttora ai domiciliari dopo aver patteggiato la pena di due anni, sei mesi e 20 giorni di reclusione per i reati di corruzione e abuso d’ufficio, con la confisca di due milioni di euro, nell’ambito della vicenda delle mazzette del Mose - non avrà l’assegno di fine mandato previsto per legge a favore di chi non viene rieletto in consiglio regionale. Lo stop è arrivato dalla magistratura ed è stato annunciato ieri dal presidente del consiglio regionale, Roberto Ciambetti, con una nota. Il legale di Chisso, l’avvocato Antonio Forza, è lapidario: «Non ci risulta».

La motivazione dello stop è contenuta in una lettera del giudice Massimo Vicinanza inviata al consiglio regionale del Veneto in cui si dice che "con la sentenza del 28 novembre 2014, esecutiva il 23 luglio 2015, è stata disposta la confisca del denaro di cui Chisso Renato risulti titolare anche per interposta persona". A detta del Tribunale di Venezia, Chisso non può percepire l’assegno di fine mandato della Regione perché la somma "rientra nella già disposta confisca che verrà in seguito eseguita".

Ha detto il presidente del consiglio regionale del Veneto, Roberto Ciambetti: «L’assegno di fine mandato dell’ex consigliere regionale Renato Chisso non può essere erogato. Quei soldi sono sotto sequestro». Ciambetti ha spiegato che sul tema c’erano state «non poche perplessità» peraltro «non del tutto fugate da analisi approfondite di dottrina e giurisprudenza, come la memoria elaborata dal servizio affari giuridici e legislativi del Consiglio regionale di fine luglio. Proprio per chiarire ogni dubbio, nello spirito di leale cooperazione tra istituzioni, con una nota del Segretario del Consiglio, Roberto Valente, avevamo interpellato sul da farsi anche la Procura della Repubblica». La lettera di Valente è del 30 luglio. Il 3 agosto il giudice Vicinanza del Tribunale sezione del giudice per le indagini preliiminari, ha firmato la risposta sostenendo che «la sentenza del 28 novembre 2014, diventata esecutiva il 23 luglio scorso, dispone la confisca del denaro di Renato Chisso, per cui quei soldi (cioè gli 88.947,70 euro del Tfr, ndr) non si possono erogare».

Ma non c’è contraddizione nel fatto che l’assegno di fine mandato spetti a Chisso come hanno stabilito gli uffici regionali mentre ora viene bloccato? Ciambetti: «Non c’è contraddizione con la memoria stilata dal servizio Affari giuridici e legislativi del Consiglio, il quale aveva affermato che l’assegno di fine mandato va riconosciuto all’ex consigliere: il giudice ha semplicemente chiarito che quei soldi rientrano nel monte del denaro confiscato a Chisso, per cui non possono essere erogati».

Di diverso avviso il legale di Chisso: «La confisca è un istituto che si applica su proventi di reati, cosa che l’assegno di fine mandato non è, trattandosi di un emolumento per l’attività svolta di consigliere regionale. Ora, se il bene, cioè l’assegno di fine mandato, è stato sequestrato o confiscato, deve esserci un provvedimento di sequestro o di confisca». Dunque, a detta del legale, non basterebbe una lettera del giudice al consiglio regionale spedita dopo una richiesta di chiarimenti dello stesso consiglio regionale. Resta il fatto che palazzo Ferro Fini ora non darà un centesimo a Chisso. «Se la Regione si nasconde dietro questa lettera faremo le azioni contro la Regione», ha detto l’avvocato Forza.

A esprimere soddisfazione, invece, è il capogruppo del M5s, Jacopo Berti, che aveva sollevato il problema: «Mi sa che l'onestà sta tornando di moda».
Ultimo aggiornamento: 6 Agosto, 08:35 © RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci