Paralisi Mose, fermi 308 milioni: «Non è iniziata alcuna opera»

Giovedì 5 Dicembre 2019 di Roberta Brunetti
Paralisi Mose, fermi 308 milioni: «Non è iniziata alcuna opera»
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VENEZIA - Erano 308 milioni che dovevano - si disse - far ripartire il Mose. Lavori affidati alle cosiddette imprese minori nel dicembre 2018. Ebbene, un anno dopo, i cantieri annunciati non si sono ancora aperti. «Ad oggi non si è dato inizio ad alcuna opera!» denuncia il presidente di Ance Venezia, Giovanni Salmistrari. L'ennesimo appello, che arriva dopo il primo test di sollevamento (GUARDA I FILMATI - Video 1, Video 2, Video 3) dell'intera barriera di Malamocco.

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«L'augurio è che questi test siano il segnale del definitivo riavvio dei lavori per l'ultimazione del Mose - commenta Salmistrari -, ma non dimentichiamo che ci sono anche le opere complementari». Ancora al palo
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Il presidente dell'associazione costruttori fa un po' il punto dei lavori: «Le opere civili sono praticamente concluse, mancano quelle elettromeccaniche, un po' di compressori, le prove collaudo. Si può dire che alle bocche di porto siamo in dirittura d'arrivo. La preoccupazione delle imprese locali è che ora ci si limiti alle opere strettamente legate all'innalzamento delle paratoie. Ma il Mose non è solo questo».
 
TEMPI BIBLICILo sanno bene le piccole medie imprese locali che con l'uscita dei giganti in crisi (Mantovani, Grandi Lavori Fincosit e Condotte) erano state chiamate ad un impegno in prima linea. Ed ecco gli affidamenti firmati giusto un anno fa. Contratti per 221 milioni di lavori (308 milioni, considerando anche progetti ed oneri) per completare le opere alle bocche di porto, ma anche per le compensazioni ambientali previste dal Piano Europa, nonché per la definitiva sistemazione dell'Arsenale nord. «Si trattava in gran parte di contratti per progetti ed esecuzione lavori - spiega Salmistrari -. Nel corso di quest'anno i progetti sono stati redatti e consegnati dalle imprese. In varie tranche, da gennaio fino a settembre. Ma siamo ancora in attesa. Oltre al rallentamento dovuto ai mille controlli del Cvn, tutto poi passa al Provveditorato che è sotto organico e ci impiega ancora più tempo. Ora quello che ci aspettiamo dal commissario straordinario, Elisabetta Spitz, è che velocizzi queste procedure. Basta tempi biblici, basta burocrazia che rallenta tutto».
Il presidente Ance porta il caso dei lavori previsti per l'Arsenale Nord, una settantina di milioni per la sistemazione delle ultime Tese, il recupero dei tre bacini di carenaggio, l'infrastrutturazione generale: «Sono opere, finanziate nel sistema Mose, importanti per Venezia. Si tratta di aree che saranno restituite alla città che dovrà decidere come meglio usarle». Ebbene, i progetti preliminari di questi interventi, a cura di Cvn e Thetis, erano già stati approvati dalla Commissione di salvaguardia. «Ma sono passati più di cinque anni e ora bisogna ricominciare tutto l'iter» spiega Salmistrati.
L'APPELLOEmblematico anche il caso del Piano Europa, da oltre 130 milioni. «Sono opere fondamentali, di riqualificazione della laguna, che sono parte integrante del sistema Mose. Vale la pena fare un passo indietro per ricordare. Nel 2003 l'Europa aprì un'infrazione per il Mose. La risposta dell'Italia fu il piano di compensazione e riqualificazione ambientale del 2007. Sulla base di quel piano, nel 2009, l'Europa archiviò la procedura. Dieci anni dopo siamo ancora qui, con i lavori che non partono. Questi tempi non sono sostenibili». L'appello di Salmistrari è di «cogliere questo slancio, rimboccarsi le maniche e ripartire davvero, superando le lungaggini. Le imprese coinvolte sono preparate, super specializzate in questi settori. Quando i cantieri apriranno, coinvolgeranno un migliaio di lavoratori».
Roberta Brunetti

Ultimo aggiornamento: 15 Aprile, 03:29 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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