Addio a Rosario Modica, il medico degli operai di Marghera nelle lotte contro l'amianto

Venerdì 17 Giugno 2022 di Tomaso Borzomì
Addio a Rosario Modica, il medico degli operai di Marghera nelle lotte contro l'amianto
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VENEZIA - Il sorriso di Rosario Modica, medico testimone di un secolo di storia, si è spento domenica scorsa a Venezia. Il 94enne nel corso della sua vita ha conosciuto la tragedia delle Foibe, salvandosi all'ultimo momento, si è speso per gli operai di Marghera che hanno lottato contro l'amianto, ha toccato con mano la nascita dell'Unione Europea, è stato vicino a grandi del nostro Paese come Aldo Moro e Don Sturzo.

Umile, sorridente e disponibile, così lo ricorda la figlia Chiara, che lo piange assieme alla sorella Antonella, alla moglie di una vita Maria e al genero Francesco Donà delle Rose.

«Era il papà, il nonno, il confidente, il saggio di tante persone. Era sempre sorridente e tenace nell'aiutare soprattutto i più bisognosi, in particolare la classe operaia che nel dopoguerra aveva raggiunto la città lagunare nel polo industriale di Marghera», spiega la figlia. Chiara continua a ricordare il passato del genitore: «Non esitò mai a prendere le difese e la tutela di tutti quei giovani operai stroncati dalla malattia inflitta loro dalla piaga dell'amianto, venendo a sua volta preso di mira per il suo operato e per le prove con lui documentante».
Negli ultimi anni la malattia l'aveva costretto a una vita più ritirata, lasciò quindi la sua Venezia per Mestre, senza però mai dimenticare il passato. Un passato fatto di aneddoti, storie, anche tragiche, come quando a sedici anni si oppose al nazismo: «Accanto a suo padre Domenico, ammiraglio della Marina, a Trieste partecipò all'insurrezione della Brigata Foschiatti nella notte del 20 aprile del 1945. Si salvò dalle Foibe grazie all'intervento del genitore, fu salvato in extremis dopo essere stato prelevato, interrogato, malmenato e minacciato di morte».

Quanto vissuto è stato raccolto in un memoriale di recente consegnato al premier Mario Draghi e all'arcivescovo di Trieste Giampaolo Crepaldi, i quali gli hanno risposto. Il prelato ha scritto: «In quello scenario emerge, potente ed esemplare, la sua testimonianza di uomo coraggioso, capace di opporsi a situazioni di cieca e insensata violenza che seminava morte, distruzione e disperazione». Mentre dalla presidenza del Consiglio il premier ha affermato: «Il suo racconto è una testimonianza quanto mai attuale degli orrori della guerra e del pericolo rappresentato dai totalitarismi». Nella vita di Modica c'è anche un legame con l'Unione Europea: «Fu firmatario e promotore della creazione dell'Unione Europea, ricevendo la simbolica chiave». Da giovane ebbe la possibilità di lavorare al fianco di Don Sturzo: «Studente universitario ebbe il privilegio di entrare nella segreteria di Don Sturzo, quando operava tra le file della Federazione Universitaria Cattolica Italiana, tra il 1947 ed il 1952 senza mai cedere alle lusinghe della politica, tra cui le proposte di Aldo Moro». Infine, Chiara conclude ricordando il papà: «È stato un grande esempio per tutti. Lascia un grande vuoto nella nostra famiglia ma anche molti ricordi di una vita vissuta con grande qualità». Il funerale si terrà domani, 18 giugno, alle 9 nella Chiesa di Santa Maria di Lourdes, in via Piave.

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