Addio a Gianni, da 70 anni il calzolaio più amato che reniventò le "friulane": si è spento tra le braccia del figlio

Venerdì 8 Aprile 2022 di Costanza Francesconi
Gianni Dittura, una vita tra le scarpe

VENEZIA - Dopo una vita interamente votata al mestiere di calzolaio, si è spento Gianni Dittura, il padre delle friulane a Venezia. Tra le braccia del figlio Massimo e della moglie Marisa, l'artigiano veneziano che in città ha fatto la storia delle tipiche calzature in velluto, è mancato all'età di 91 anni, nella sua casa di San Marco. Dopo essere sopravvissuto al Covid, contratto poco dopo l'arrivo della pandemia, Gianni ha visto da quel momento le sue energie esaurirsi via via, fino alla mattina di martedì scorso. Con lui, se ne va un pezzo di storia, un capitolo di saper fare locale che attraverso le sue creazioni aveva superato i confini della laguna veneta, conquistando il gusto di molti clienti provenienti dall'estero.

A portare avanti la tradizione, c'è però il figlio Massimo, che mantiene viva la bottega al 943 di calle Fiubera dopo aver rilevato un ramo dell'azienda paterna nel 2008.

Avventura iniziata nel 1950

L'inizio di questa avventura risale al 1950, quando Gianni già realizzava scarpe fatte a mano e su misura in un laboratorio a Venezia, per poi avviare nel 1963 un'attività di commercio di calzature, pelletterie e riparazioni. Fu il primo negoziante in città a commerciare le famose pantofole friulane - ricorda il figlio Massimo -, e fin da allora ha sempre trattato questo prodotto in modo continuativo. Nel 1967 aveva aperto il suo storico negozio a Dorsoduro, chiuso inaspettatamente per sfratto nel 2017, quando i proprietari del fondo hanno deciso di mettersi in proprio. Nel '96 aveva inaugurato a San Marco. È in calle Nuova Sant'Agnese però, vicinissimo all'Accademia, che sono in molti a ricordare le origini di quella che era una istituzione nella zona. Monica Gomiero, parrucchiera di San Vio, ha il salone a pochi passi dall'ex laboratorio: «Gianni era il ciabattino di quartiere, il vero calzolaio con il camice bianco sempre addosso e a cui tutti portavamo le scarpe a riparare» dice. Stefano Marascalchi del Caffè Poggi dal 1919, ricorda invece che esattamente: «Dove ora ho il magazzino e la vetrina più piccola della caffetteria, Gianni ha iniziato il suo mestiere, per poi spostarsi nella bottega di fronte al bar da Gino che chiunque qui conosceva e frequentava». «Io lavoravo dal fiorista Mario Bergamin, proprio di fianco a Gianni, dove oggi c'è l'argentiere» aggiunge Ernesto Urban -. Fin da ragazzino andavo a prendere le scarpe da lui. Era molto affabile e ci legava una amicizia. Lo chiamavo Geppetto perché indossava sempre la vestaglia bianca e gli occhialini - continua Ernesto -. Senza dubbio era un punto di riferimento non solo per la sua professione ma anche per una chiacchierata o un caffè quando non aveva gente. Le sue friulane, poi, erano e sono quelle originali, fatte come una volta in Friuli con copertoni di biciclette antiscivolo riciclati, velluti e altre stoffe pregiate».

La tradizione continua

E così continueranno ad essere realizzate, come assicura il figlio, dalla ditta Dittura Massimo. Almeno per altri cinque anni ho rinnovato il contratto del negozio di San Marco e chissà che, dopo di me, il figlio della mia compagna con cui ora collaboro possa a sua volta proseguire - spiega -. Senza nessuna malattia particolare, il papà si è spento per vecchiaia. Da quando ha preso il Covid, rimanere a casa e non deambulare a sufficienza lo aveva colpito fisicamente. Da quell'episodio veniva meno in negozio, che era tutta la sua vita, ma sino alla fine è rimasto nella casa in cui abitava con mia madre. Vivendo vicini ero spesso da loro ultimamente - racconta Massimo -. È mancato tra le nostre braccia». I funerali si terranno alle 11 di domani, sabato 9 aprile, nella chiesa di San Zulian.

Ultimo aggiornamento: 11:54 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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