Gianni De Michelis è morto a Venezia: aveva 78 anni

Sabato 11 Maggio 2019 di Redazione Online
Cesare (a sinistra) e Gianni De Michelis
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Gianni De Michelis è morto oggi a Venezia, aveva 78 anni. 

Era ricoverato da qualche giorno all'ospedale di Venezia, per il peggioramento delle condizioni generali di salute. Lo riferisce l'amico Nereo Laroni, ex deputato socialista ed ex sindaco di Venezia. De Michelis non riusciva più ad alimentarsi, ed era stato necessario il ricovero. 

La famiglia ha già annunciato che i funerali si terranno a Venezia in forma strettamente privata.

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Gianni De Michelis era nato a Venezia il 26 novembre 1940.  Nel 1963 si era laureato in chimica all'Università degli Studi di Padova. Iniziò subito l'attività accademica, prima come assistente e poi come professore incaricato, divenendo infine professore associato di Chimica nel 1980 all' Università Ca' Foscari di Venezia. Dopo un lungo periodo di aspettativa dovuto agli impegni politici ed istituzionali era tornato all'insegnamento universitario dal 1994 fino al 1999. 

Già nel Partito Socialista Italiano dagli anni sessanta, poi segretario nazionale del Nuovo PSI dal 2001 al 2007, ha aderito successivamente alla Costituente del PSI, e al progetto di Stefania Craxi denominato Riformisti italiani. Componente della direzione socialista sin dal 1969, e poi responsabile dell'organizzazione, nella sua attività di partito è considerato uno dei discepoli di Riccardo Lombardi, e con lui nel 1976 appoggia l'elezione alla segreteria di Bettino Craxi, di cui rimane sostenitore anche dopo l'abbandono di Lombardi della sua stessa corrente, guidata da Claudio Signorile, e diviene membro della direzione nazionale del partito per tutta la durata della segreteria Craxi, nonché presidente del gruppo socialista alla Camera tra il 1987 e il 1988 e vicesegretario nazionale del partito tra il 1993 e il 1994. La sua esperienza nelle istituzioni inizia come consigliere e assessore all'urbanistica del Comune di Venezia nel 1964; in seguito è stato deputato alla Camera dal 1976 al 1994, Ministro delle partecipazioni statali dal 1980 al 1983, Ministro del lavoro e della previdenza sociale  dal 1983 al 1987, vicepresidente del Consiglio dei ministri tra il 1988 e il 1989 e infine Ministro degli affari esteri dal 1989 al 1992.

Da ministro del Lavoro e della previdenza sociale deve fronteggiare le critiche al taglio dei punti della scala mobile e il conseguente referendum abrogativo del 1985 promosso dal PCI.

Nella sua carriera da ministro degli Esteri, durante la quale hanno luogo gravi e storici avvenimenti a livello internazionale quali la caduta del muro di Berlino  nel 1989, la prima guerra del Golfo (1990-91) e la dissoluzione dell'Unione Sovietica (1991), è impegnato assieme ai vari governi italiani nel processo di unificazione continentale - in particolare durante la presidenza italiana del Consiglio europeo nella seconda metà del 1990 - che porta nel 1992 al Trattato di Maastricht, di cui è uno dei firmatari.

De Michelis viene travolto, come tutto lo stato maggiore e la classe dirigente socialisti, dagli scandali di Tangentopoli. Per quel che lo riguarda, a seguito delle inchieste giudiziarie del pool di "Mani pulite", è stato sottoposto dal 1992 a 35 diversi procedimenti giudiziari; oltre alle moltissime assoluzioni, è stato condannato in via definitiva a 1 anno e 6 mesi patteggiati per corruzione nell'ambito delle tangenti autostradali del Veneto e a 6 mesi patteggiati nell'ambito dello scandalo Enimont.
 


IL CORDOGLIO
BOBO CRAXI

«Gianni De Michelis è stato molto leale a mio padre, di una lealtà che non era servile, ma frutto di coerenza e intelligenza». Così Bobo Craxi racconta Gianni De Michelis. L'ultimo ricordo è recente. «Abitiamo a due passi - dice Bobo Craxi - una volta sono andato a trovarlo e ho capito che sarebbe stata l'ultima. Ho pensato: non tornerò. Fra noi c'era un sottinteso, quello di cercare sempre di guardare oltre. Anche perché condividevamo l'elemento della tragedia che ci colpì, per noi Tangentopoli è stata una guerra e, per sopravvivere a una guerra, i sopravvissuti non vogliono parlarne». L'aspetto che Bobo Craxi sottolinea di De Michelis è «la lungimiranza. A volte sembrava uno zio matto, ma solo perché vedeva oltre, grazie all'intuito, alla conoscenza della questioni di fondo». Come quella volta, prima del G8 a Genova: «Disse a Berlusconi e a Letta: voi non capite niente, o lo rimandate o succederà un disastro, ci saranno incidenti. Berlusconi lo guardò esterrefatto, quella di Gianni sembrava una predica del male. In verità aveva capito che non era aria». Le serate in discoteca? «Gianni era figlio del suo tempo e aveva un dinamismo che interpretava anche in maniera corporea - ricorda Bobo - papà apprezzava il suo entusiasmo. Certo, a volte storceva un pò il naso, ma a lui interessava che facesse il bene del Paese, e questo per lui non era in discussione». «Gli ultimi anni - conclude Bobo - Gianni li ha passati in un'ansia ricostruttiva. Ci teneva che non restasse l'idea che i socialisti di quella stagione avessero lasciato un segno negativo. Invece è il contrario, quella generazione anticipò la fine della guerra fredda e si predisponeva a costruire le fondamenta di un'Italia protagonista in Europa».

LUCA ZAIA

«Per motivi anagrafici, le nostre strade non si sono mai incrociate.
Ciò nondimeno siamo di fronte alla scomparsa di un veneziano che ha svolto un ruolo importante nella vita politica e culturale locale e nazionale, ricoprendo importanti incarichi e distinguendosi come intellettuale e docente universitario
». Con queste parole, il Presidente della Regione del Veneto esprime il suo cordoglio per la morte di Gianni De Michelis. «Esprimo il mio cordoglio a tutta la sua famiglia – aggiunge il Governatore – colpita anche dalla morte di Cesare De Michelis che, con la sua casa editrice, tanto ha dato alla cultura veneziana, veneta e nazionale. Oggi se ne va un altro veneziano illustre – conclude il Presidente – componente di una famiglia intrisa di venezianità»”.

LUIGI BRUGNARO
«Nel silenzio, dopo una lunga sofferenza, oggi è venuto a mancare il professore Gianni De Michelis, un nostro cittadino passionario ed illuminato capace prima di anticipare e poi di interpretare da protagonista i cambiamenti sociali e politici della storia di Venezia e d'Italia dal dopoguerra fino ad oggi». Lo afferma il sindaco di Venezia Luigi Brugnaro sulla scomparsa di Gianni De Michelis. «Grazie al suo approccio tecnico-scientifico, derivante dalla cattedra universitaria, e alla serietà nell'affrontare i problemi, ha avuto una lunga carriera politica, fino ad arrivare al ministero - rileva Brugnaro -. In ogni incarico ricoperto, Gianni ha sempre avuto a cuore la nostra città, aprendo alla politica nazionale ed internazionale la difesa di Venezia». «Gianni De Michelis è stato un grande statista, a lui voglio tributare proprio la parola statista - sottolinea -. Perché l'aeroporto, il passante, la rete infrastrutturale del Veneto e anche la Legge Speciale per Venezia, solo per citare qualche esempio, si sono sviluppati e concretizzati grazie alla forza politica di Gianni De Michelis». «Queste sono le ragioni per le quali va ricordato e mi attiverò per organizzare un convegno per raccontare il ruolo di Gianni in Venezia - conclude Brugnaro -, per Venezia e da Venezia. Per tutto il resto, ci sarà tempo per fare le analisi storiche di un periodo che è stato liquidato con superficialità».



 

Ultimo aggiornamento: 12 Maggio, 10:11 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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