Terza corsia dell'A4, Zaia: «Si faccia presto, servono 440 milioni»

Venerdì 1 Ottobre 2021 di Angela Pederiva
I lavori della terza corsia
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VENEZIA - La strozzatura è tutta veneta. I 33,5 chilometri ancora a due corsie, lungo l'A4 Venezia-Trieste dove la terza è ormai nota come la famigerata eterna incompiuta, vanno infatti da San Donà di Piave ad Alvisopoli, frazione di Fossalta di Portogruaro.

Inevitabilmente quindi il Veneto, pur socio di minoranza (con il 4,8%) della concessionaria Autovie Venete (che per il 72,9% è controllata da Friulia, finanziaria del Friuli Venezia Giulia, e per il resto da piccoli azionisti pubblici e privati), guarda con grande interesse e altrettanta preoccupazione alle sorti dell'autostrada, imbrigliata in un corto circuito fra carenza di risorse economiche e mancato rinnovo della concessione. «Una situazione che grida vendetta», sbotta Luca Zaia (in foto), presidente di una Regione nel cui territorio ricade l'atteso secondo lotto, attualmente sede di lavori solo per un quarto della lunghezza complessiva, ma anche teatro di troppe tragedie.


Il cronoprogramma confermato da Maurizio Paniz, numero uno di Autovie, colloca i cantieri da San Donà di Piave a Portogruaro fra 2023 e 2026: è pensabile un'attesa di anni?
«No. Sicuramente è stato fatto un sacco di lavoro. E noi Regioni, Veneto e Friuli Venezia Giulia, abbiamo cercato di agevolarlo spostando un investimento di 50 milioni (inizialmente previsti per il segmento da Palmanova a Villesse, ndr.) per predisporre 10 nuovi cavalcavia, funzionali proprio al tratto che ci preme allargare. Nel frattempo abbiamo anche costituito la newco Società Autostrade Alto Adriatico, che è in house e cioè totalmente pubblica, per farci trovare pronti. Ma mancano 440 milioni per un'accelerazione dell'opera, mossa indispensabile di fronte a quella che dovrebbe essere la porta spalancata sull'Europa, l'ingresso ad Est, il corridoio V da Lisbona a Kiev, il nostro biglietto da visita. Invece entri e ti sembra di essere finito in un imbuto, ma di quelli pericolosi, come se fosse pensabile presentarsi in queste condizioni a chi arriva dai Balcani».


Non è colpa anche della disattenzione dei conducenti?
«Sicuramente ci si mette anche quella. Ma ho analizzato le statistiche sugli incidenti nel tratto veneto e ho notato che molti avvengono senza frenata, per tappi che si formano a sorpresa. Parliamo di un'autostrada che resterà carica di traffico anche con la terza corsia completata dappertutto, figuriamoci adesso che per una parte rilevante ne ha ancora soltanto due».


Ne parlerà con il ministro Enrico Giovannini?
«Sicuramente lo faremo, sia io che il collega Massimiliano Fedriga. In una normale dialettica e in un leale rapporto tra istituzioni, va chiarito che non si tratta del confine delle regioni del Nordest, ma dell'immagine dell'Italia nei confronti dell'Europa. Invece oggi chi entra da quel varco ha davanti una scena devastante, oltretutto se confrontata con i territori pieni di infrastrutture non ingolfate che si lascia alle spalle, basti pensare alla Slovenia». 


In alternativa ai fondi, perorerete la causa del rinnovo della concessione?
«Siamo pronti ad affrontare il tema: Autovie, così come Cav, è una società che funziona. Ma bisogna fare veloci, perché chi può finanziarci ha bisogno di garanzie. Ora invece siamo in un limbo pericoloso per la sicurezza stradale, per a competizione economica, per ripresa post Covid e per la nostra reputazione». 

Ultimo aggiornamento: 08:24 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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