Addio a Moreno, il motociclista del volontariato muore dopo 3 anni di coma

Mercoledì 21 Dicembre 2022 di Nicola Munaro
Moreno Gambaro, 61 anni, morto a tre anni dall'incidente che l'aveva fatto finire in coma

MESTRE - Poco più di tre anni vissuti in stato vegetativo irreversibile. Dalla mattina del 12 novembre 2019 fino a quella dell’8 dicembre, quando Moreno Gambaro, 61 anni, è morto su un letto della casa di riposo Moretti Bonora di Camposampiero, nel Padovano.

L’INCIDENTE
Alle 7.30 del giorno in cui la marea invase Venezia, Moreno Gambaro - grafico in un’azienda di Mirano - stava per attraversare la Noalese sulle strisce pedonali in località Tre Ponti, non distante dalla rotatoria con la provinciale Desman quando fu investito da un’auto guidata da un residente a Santa Maria di Sala. L’investimento era avvenuto non distante dal passaggio pedonale che collega la ciclabile di Santa Maria di Sala con il marciapiede dall’altro lato della strada, all’altezza del civico 84, vicino alla fermata dell’autobus di Tre Ponti. In quel punto - non distante dalla casa dove il grafico viveva insieme alla moglie Catia - la pista, che corre separata dalla strada, torna a unirsi alla regionale, collegandosi con un marciapiede e attraversando la carreggiata con un passaggio pedonale segnalato. L’impatto era stato violento: Gambaro era stato caricato sul cofano e dopo aver infranto il parabrezza era stato sbalzato sull’asfalto ricadendo a diversi metri di distanza. Portato in Rianimazione a Mestre, era stato poi spostato nella Centro dell’Alta Padovana, dov’è spirato il giorno dell’Immacolata.
La procura ha disposto l’autopsia in quanto è aperto un fascicolo, diventato ora con l’accusa di omicidio stradale. Venerdì il funerale: poi verrà sepolto a Salzano.

BIKER E VOLONTARIATO
Moreno Gambaro era un volto conosciuto tra Santa Maria di Sala e Mirano, anche e soprattutto per il grande impegno nel volontariato dove faceva sconfinare l’altra sua grande passione, quella per le moto Harley-Davidson. E proprio l’amore per il mito americano delle due ruote lo aveva portato ad iscriversi al gruppo Treviso Chapter e a girare l’Italia (e non solo) in sella alla sua Harley. Moto con la quale era stato tra gli organizzatori di uno degli appuntamenti più classici dell’avvento nel Miranese, la manifestazione del “moto-babbo” con la consegna dei doni per casa Nazareth. Un’appartenenza tanto forte che spingerà diversi iscritti dei vari Chapter d’Italia a partecipare la funerale del sessantunenne.

IL RICORDO
«Dal giorno dell’incidente - ricordano la sorella Barbara e la nipote Eleonora Brunello - è iniziata una lunga sofferenza che ha lasciato Moreno in stato vegetativo irreversibile per tre anni fino a portarlo a consumarsi per poi spegnersi definitivamente. Sofferenza che sua moglie Catia con un amore così immenso da non essere comprensibile ai comuni mortali, ha cercato di rendere più sopportabile ogni giorno tramite un linguaggio che parlavano solo loro due. Catia - continuano la sorella e la nipote - non ha mancato un giorno di annullarsi in Moreno, quasi a voler assorbire le sue sofferenze e purtroppo ci è riuscita fino in fondo».
E sono sempre loro, in particolare la nipote Eleonora, a ricordare lo zio come «un grande creativo e fonte inesauribile di idee che riversava soprattutto nella sua più grande passione coltivata per anni: le Harley Davidson, iscrivendosi al Treviso Chapter, diventata ormai una seconda famiglia.

Era un uomo dal grande cuore ed infinita bontà, è stato il sostegno più grande per me e mia mamma quando è morto papà. Un ringraziamento - chiudono - speciale a tutto lo staff della casa di riposo e alle dottoresse Nicoloso e De Luca per aver alleviato con amore e professionalità la sofferenza di Moreno e dei suoi famigliari».

Ultimo aggiornamento: 17:19 © RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci