Venezia, allarme moeche: «Stanno scomparendo. Colpa del caldo impazzito e delle noci di mare»

Lunedì 31 Ottobre 2022
Venezia, allarme moeche: «Stanno scomparendo. Colpa del caldo impazzito e delle noci di mare»
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VENEZIA - I professori dell’Università di Padova Alberto Barausse e Carlotta Mazzoldi con il dottor Filippo Piccardi, insieme alla dottoressa Federica Poli della Stazione Zoologica Anton Dohrn di Genova, sono intervenuti sul caso della scomparsa delle moeche dalla Laguna di Venezia, precisando come le cause, che hanno portato a tale fenomeno, siano da imputare certamente all’innalzamento delle temperature, dovuto al cambiamento climatico, e all’arrivo in Laguna delle noci di mare, ma non di certo alla pesca selvaggia come ipotizzato da Chiara Pavan, chef del ristorante Venissa a Mazzorbo, che aveva lanciato l’allarme.

Scomparsa delle moeche: le cause

Queste cause erano già emerse infatti da uno studio pubblicato dieci anni fa da un gruppo di ricercatori dall’ateneo patavino. La ricerca evidenzia come il granchio verde, da cui si selezionano in fase di muta le moeche, nonostante sia una specie tollerante all’acqua calda in età adulta, sia però particolarmente vulnerabile alle ondate di calore nei suoi primissimi stadi vitali. La sempre maggior frequenza di fenomeni di caldo estremo, dovuti al cambiamento climatico, rappresenta dunque la prima causa della diminuzione degli esemplari di questa specie. All’innalzamento delle temperature si somma poi un altro aspetto che interviene a modificare l’ecosistema lagunare, habitat naturale dei granchi: cioè il diffondersi in Laguna delle noci di mare.

«I nostri dati mostrano che tale organismo, uno ctenoforo (non una medusa), è presente ormai da anni in Laguna di Venezia e rappresenta un flagello per la pesca lagunare, sia in quanto ostruisce, col suo ingombro le reti dei pescatori, sia perché si ciba di piccoli organismi, fra cui larve e uova di risorse ittiche e microcrostacei che di tali risorse rappresentano un’importante fonte di cibo».

Ma il calo drastico delle moeche non sarebbe in alcun modo da imputare alla pratica della così detta pesca selvaggia, perché quella svolta dai moecari in laguna è un tipo di pesca antica, estremamente sostenibile, svolta con attrezzi tradizionali che andrebbe anzi valorizzata: «La pesca lagunare tradizionale non genera scarto in termini di pescato, né impatto sui fondali – sottolineano i professori – Essa non è solo una fonte di reddito per le famiglie delle isole lagunari, ma è un mestiere svolto con tecniche plurisecolari, un esempio vivente di cultura veneziana. Rappresentando sia un’attività economica che un’eredità culturale, la pesca tradizionale andrebbe tutelata assieme alla biodiversità dell'ecosistema dove tale mestiere si svolge, in accordo con la visione dell'Unesco che vede il patrimonio dell’umanità 'Venezia e la sua Laguna' come un binomio inscindibile». Valeria Turolla

Ultimo aggiornamento: 17:53 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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