Il rebus di Mirano: tasso di mortalità doppio rispetto alla media provinciale

Mercoledì 24 Febbraio 2021 di Filippo De Gaspari
Il rebus di Mirano: tasso di mortalità doppio rispetto alla media provinciale
2

MIRANO - A Mirano mortalità doppia rispetto alla media provinciale. Colpa del Covid, ma non solo. Di fronte a dati eloquenti, in attesa di approfondire lo studio con l'analisi dettagliata delle cause dei decessi, si possono fare per ora solo ipotesi: una vede una popolazione anziana fare della cittadina una delle più esposte alla pandemia.

L'altra chiama in causa la conformazione stessa del Comune, ricco di attività e servizi e che dunque, rispetto ad altri centri più isolati, potrebbe favorire concentrazioni di persone e, di conseguenza, una maggiore circolazione del virus.

I DATI Solo ipotesi appunto, ma i dati sono chiari: nel 2020 la percentuale di decessi, messa a confronto con lo stesso periodo dei cinque anni precedenti, ha avuto un incremento del +24,1%, a fronte di una media nazionale di +9,5% e con valore doppio rispetto alla media della provincia (+11,9%) o della stessa Venezia (+11,2%). Eppure il Covid ha colpito tutti indistintamente. Nel solo mese di novembre, uno dei più bui della seconda ondata, a Mirano ci sono stati 43 decessi di residenti, con un incremento del +90,3%, quando in Veneto l'aumento c'è stato sì, ma minore, nell'ordine del +42,8% rispetto allo stesso mese nel quinquennio 2015-19. Se nell'anno del Covid un incremento della mortalità, anche consistente, era atteso, non ci si spiega perchè a Mirano sia stato così alto rispetto alla media provinciale. Ma qui si passa dal campo dei numeri a quello delle ipotesi, almeno finché non si potrà condurre uno studio su aspetti comunque allarmanti: l'assessore al Sociale Gabriele Petrolito tende ad associare l'aumento dei decessi agli effetti indiretti dell'epidemia, come la contrazione dei servizi sanitari, causati delle misure di contenimento del contagio o la paura di andare in ospedale, specie durante il lockdown, anche per malattie gravi come l'ictus o l'infarto. Ma non basta a spiegare perché a Mirano questo abbia inciso più che altrove. Se non si tratta solo di una coincidenza, evidentemente qui ci si ammala di più: non per cause ambientali magari, ma forse sociali o comportamentali. La movida, la piazza, i servizi che favoriscono concentrazioni di persone, altrove non ci sono o sono più sfumati. Per Petrolito però conta anche l'aspetto sanitario: «Le strutture del territorio hanno retto bene grazie all'impegno straordinario del personale e malgrado la carenza di posti letto per la concentrazione delle attività chirurgiche a Mirano. Un'eventuale nuova ondata della pandemia difficilmente sarebbe senza conseguenze, in particolare per gli ammalati non-Covid, per i quali l'accesso ai servizi sanitari è stato più complicato».

LA SECONDA ONDATA Non confortano i dati generali: i dati Istat, aggiornati a novembre, certificano come dalla fine di febbraio i decessi per Covid-19 abbiano fatto incrementare la mortalità in Italia solo del 9,5%, con un picco tra febbraio e maggio del 13% (il 20% al Nord, il 6% al Centro e il 3% al Sud). Ad ottobre-novembre, con la ripresa della pandemia, i decessi sono aumentati vertiginosamente del 16% (19% al Nord), ma comunque non come i dati locali. «Purtroppo - commenta amara la sindaca Maria Rosa Pavanello - continuo a rilevare come in troppi a Mirano non abbiano compreso la gravità del contagio che, nella nostra città, stia provocando una mortalità di gran lunga superiore al resto della provincia e della regione. Mi auguro che ci sia una presa di coscienza collettiva, senza della quale noi amministratori, forze dell'ordine e volontari della protezione civile, potremmo fare molto poco». 

Ultimo aggiornamento: 26 Febbraio, 08:03 © RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci