Addio a Ampelio Piarotto, re del mobile componibile. Anticipò di mezzo secolo l'arrivo dell'Ikea in Italia

Lunedì 13 Dicembre 2021 di Chiara Pavan
MIRANO L'imprenditore Ampelio Piarotto e la moglie Giuliana
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MIRANO - Sapeva guardare avanti, intuire le direzioni del mercato, anticipare i tempi. «Guai fermarsi» rispondeva con un sorriso quando lo si incontrava in fabbrica, lo sguardo attento e vigile, il piglio deciso di chi sapeva sempre cosa fare. Con ottimismo. Un passo davanti a tutti. Con i suoi mobili, Ampelio Piarotto era riuscito a creare mondi nuovi. I suoi celebri “Fitting”, sistema di componibili belli, resistenti e semplici nel montaggio e nel trasporto, erano adattabili a tutte le esigenze dell’Italia che, in pieno boom economico, aveva bisogno di nuove soluzioni per case pronte ad ospitare anche i primi elettrodomestici. Quei mobili modificarono per sempre il mondo dell’arredamento. Ben prima dell’arrivo dell’Ikea. 
L’imprenditore miranese, 92 anni compiuti lo scorso 6 agosto, si è spento ieri nel primo pomeriggio nella sua casa di via Accoppè Fratte, a Campocroce, circondato dall’amore della moglie Giuliana, dei figli Antonio e Caterina. «Lucidissimo fino all’ultimo, sempre presente - dice la famiglia - ma il suo fisico era ormai debolissimo: si è spento serenamente».
 

LA CARRIERA
Quella di Ampelio è stata una grande avventura imprenditoriale nata nel lontano 1922, col padre Antonio che, al ritorno dalla guerra, inizia come falegname, andando a studiare anche negli Usa le soluzioni più innovative per gestire gli spazi. Un successo immediato che lo porta, negli anni ‘50, a costruire l’azienda a Mirano, in via Caorliega. Ed è qui che Ampelio, con i fratelli Giancarlo e Orfeo (scomparso nel dicembre 2004), muove i primi passi: negli anni Sessanta i primi test sul ”Fitting” portano Ampelio ad anticipare i tempi. Pensando anche alla promozione: è lui, infatti, uno dei fondatori del “Cosmit”, l’ente che all’epoca metteva insieme le tantissime realtà italiane produttrici di mobili, e che poi si concretizza nel primo Salone del Mobile italiano, a Milano nel 1961. Ed è qui che Ampelio presenta ufficialmente il suo progetto, riscuotendo un successo incredibile: ordini e richieste arrivano da tutta Italia e dall’estero. 
E nel 1963, la “Piarotto Mobili” si allarga, nuovi capannoni sorgono in via Accoppè Fratte. L’azienda è lanciatissima: al Salone di Milano partecipa fino al 1985, compare su riviste specializzate, negli spot in tv, anche su “Carosello”. La Piarotto Mobili diventa ben presto una delle aziende di punta nel mondo dell’arredamento. Persino Giò Pomodoro, nel 1978, realizza con Ampelio un bellissimo e particolare tavolo in legno lamellare.
 

GLI ANNI ‘90
La produzione rallenta a fine anni ‘80, ma Ampelio continua il suo lavoro anche grazie all’aiuto dei figli, e in particolare di Pietro col quale, nel 2005, rinnova la produzione con altre versioni del “Fitting” in alluminio e con nuovi brevetti, lanciando poi i prodotti anche nell’e-commerce. Pietro, però, si spegne all’improvviso nel 2017. 
Per Ampelio un colpo durissimo. Che si somma a quello subito negli anni ‘80, quando il primogenito Antonio, allora 18enne, viene rapito nella dependance di casa. «Lui non mollava mai - ricorda chi ha incontrato Ampelio -: aveva una caparbietà tenace, contagiosa, sapeva sempre guardare avanti, con determinazione. E con quel pizzico di ottimismo che trasformava l’impossibile in possibile».
 

Ultimo aggiornamento: 14 Dicembre, 09:26 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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