Mini-condoni bocciati dalla Consulta, ecco le conseguenze per chi ha casa in Veneto

Giovedì 22 Aprile 2021 di Maurizio Crema
Mini-condoni bocciati dalla Consulta, ecco le conseguenze per chi ha casa in Veneto
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VENEZIA - La norma del Veneto sul mini-condono è illegittima. L’ha stabilito la Corte Costituzionale, con una sentenza depositata da pochi giorni, che ha accolto il ricorso del Governo contro la legge approvata dal Consiglio regionale alla fine del 2019. Secondo la Consulta, il testo invade la competenza statale in materia di governo del territorio, in quanto permette di regolarizzare le «piccole difformità edilizie» pagando una semplice sanzione: un tema molto sentito nel mercato immobiliare, dove le compravendite rischiano di saltare proprio per la presenza di vecchi abusi che non possono essere sanati in via ordinaria. E rischia di essere impossibile anche accedere al Superbonus 110% e fare lavori di ristrutturazione.

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«Questa bocciatura provocherà grandi problemi, per esempio i proprietari di questi immobili non potranno avere la conformità urbanistica e quindi accedere al Superbonus del 110%, fare ristrutturazioni o anche vendere il bene – spiega l'architetto Mauro Cazzaro, ex numero 1 di Ance Padova (l'associazione dei Costruttori) e presidente della Cazzaro Costruzioni di Trebaseleghe (Padova) - .

Avevamo la speranza che questa norma potesse dare una mano a tantissimi privati perché andava a sanare le piccole difformità, sto parlando di una finestra poco più grande non di certo di un piano in più. Ora in molti saranno nei guai. E se non hai la conformità non puoi vendere la casa e attivare altri lavori».

Per l'imprenditore padovano questa bocciatura va a complicare tantissimi casi. «E' una problematica che può coinvolgere moltissimi proprietari perché nei decenni passati le difformità erano abbastanza diffuse. Facendo una battuta, si può dire che si disegnava i progetti ancora a matita, non c'era il computer. Più seriamente, le maglie erano più larghe. Ora la logica e le regole sono più stringenti. La norma approvata dalla Regione Veneto era giusta, andava a semplificare e a dare una possibilità di uscita su tutta una serie di mini difformità vecchie, cose minime non sostanziali, che non vanno di certo a modificare il carico urbanistico».
Una bocciatura che cade quando l'edilizia sta vivendo un momento effervescente. Tante richieste di accesso agli atti ai Comuni proprio per capire se e come utilizzare il Superbonus per il risparmio energetico o le sistemazioni anti sismiche. «I Comuni sono già in tilt e non riescono a far fronte alle richieste di accesso agli atti per il Superbonus – rivela Cazzaro – e ora le cose si complicano ancora di più».

«Con questa bocciatura rischiamo di non far accedere un 80% dei fabbricati al Superbonus del 110% – avverte il presidente di Ance Veneto Paolo Ghiotti –. Questa mini sanatoria veneta andava a regolare solo difformità, non questioni sostanziali. La sanatoria potrebbe essere introdotta nel prosismo decreto Semplificazioni che sta studiando il governo Draghi, ma allo stato attuale gli immobili in Veneto non possono essere sanati. E in ogni caso non può non esistere un'opportunità per fare questi lavori anche in Veneto, perché provvedimenti simili esistono probabilmente in altre regioni vicine».

Dalla Regione Veneto era stata prevista la possibilità di porre rimedio alle discrepanze tra il fabbricato esistente e il titolo edilizio o il progetto approvato, purché ricadessero in una di queste cinque situazioni: aumento in volume fino a 90 metri cubi; incremento in superficie fino a 30 metri quadri; diverso utilizzo dei vani, ferma restando la destinazione d’uso consentita; modifiche non sostanziali della localizzazione dell’edificio, purché rispettassero le distanze dai confini; altre diversità che non modificavano la struttura e l’aspetto complessivi.

Era stato deciso che, per ottenere la sanatoria, fosse sufficiente presentare la Scia (Segnalazione certificata di inizio attività), versare il contributo edilizio e pagare una multa fissata, a seconda delle varie categorie, in 70 euro al metro cubo, 210 euro al metro quadro, 500 euro a vano, 1.000 e 750 euro per le altre anomalie. La possibilità era riservata agli immobili costruiti prima del 28 gennaio 1977, data in cui entrò in vigore la legge sull’edificabilità dei suoli.

Ultimo aggiornamento: 24 Aprile, 15:10 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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