Mille migranti "veneziani" in attesa di asilo: in arrivo il primo nuovo bando

Giovedì 4 Aprile 2019 di Davide Tamiello
Mille migranti "veneziani" in attesa di asilo: in arrivo il primo nuovo bando
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VENEZIA  - Porti chiusi e sbarchi bloccati, ma i bandi per l'accoglienza non si possono fermare. Anche perché quelli attuali sono tutti in scadenza, nell'area metropolitana di Venezia ci sono 1.073 migranti in attesa di risposta sulla richiesta di asilo e c'è da considerare il fenomeno dei dublinanti di ritorno, chi cioè dopo essere stato fotosegnalato ed aver iniziato l'iter in Italia ha cambiato Paese: in base alla convenzione di Dublino, infatti, dovrà tornare indietro per terminare il proprio percorso. La prefettura di Venezia, quindi, ha in programma già tre bandi, aggiornati in base alle direttive del decreto Salvini. Per il momento è partito solo il primo avviso di gara, alla ricerca di 900 posti tra unità abitative al di sotto dei 50. Dovesse coprire completamente la domanda (ma non sarà facile, considerati gli esiti passati) potrebbe non essere necessario attivare gli altri due, che si rivolgono a centri collettivi al di sotto delle 50 persone (diversi dalle unità abitative, che tradotto significa alloggi come case e appartamenti) per un totale di 250 posti e centri collettivi in grado di contenere dalle 51 alle 300 presenze (centri di accoglienza più ampi, con una richiesta di 150 posti, per evitare di finire in un nuovo caso analogo a quello di Conetta).
IL BANDO Veniamo, però, a oggi. Il bando emanato dalla prefettura è rivolto ai privati, non è connesso a finanziamenti dell'Unione europea, e avrà durata di due anni. Le offerte dovranno essere presentate entro il 30 aprile, con apertura delle buste prevista per il 2 maggio. Il valore complessivo è di quasi 24 milioni di euro (23.876.415) e si presenta, appunto, con modalità differenti rispetto ai precedenti. Intanto, come previsto dal decreto Salvini, riducendo all'osso le politiche di integrazione è stato ridotto l'importo giornaliero pro migrante: dai tanto discussi 35 euro a 21,35. Come? Eliminando corsi di italiano e attività di inserimento al lavoro o attività ricreative e culturali. Il pocket money (i soldi che, di fatto, rimangono nelle tasche dei richiedenti asilo) rimane invariato (2,5 euro) mentre cambiano le modalità di offerta. Ci dovrà essere un servizio base di mediazione linguistico-culturale, dovranno essere fornite le materie prime per i pasti e per le pulizia (ma saranno gli ospiti a dover cucinare e tenere in ordine gli alloggi) e sarà garantita un'assistenza medica di massimo 200 euro all'anno oltre il sistema sanitario nazionale. 
DUBLINANTI Come dicevamo, in caso non venisse coperto il numero di posti desiderato, scatteranno gli altri due bandi. Intanto, però, in parallelo a Portogruaro sta per partire un'altra operazione: il ministero della Difesa infatti ha concesso alla prefettura l'area demaniale degli ex alloggi dell'esercito per un totale di 49 posti. A differenza degli anni passati, non è prevista una stagione degli sbarchi, quindi l'accoglienza non dovrebbe essere un'emergenza nei prossimi mesi. Rimane però il fenomeno dei dublinanti di ritorno: Austria e Germania, in particolare, sono pronti a imbarcare su un volo per l'Italia diversi ospiti. Nel 2018 nel Veneziano ne erano arrivati 133: numeri non particolarmente pesanti, ma bisognerà trovare un posto anche a loro, motivo per cui l'obiettivo della prefettura è quello di avere una copertura complessiva intorno ai 1.300 posti. 
IL CASO L'accoglienza nel Veneziano, in questo momento, è al centro delle inchieste giudiziarie: i predecessori dell'attuale prefetto Vittorio Zappalorto, Domenico Cuttaia e Carlo Boffi, sono indagati insieme ad alcuni funzionari perché accusati di aver comunicato in anticipo l'arrivo delle ispezioni e di aver dichiarato il falso alla Commissione parlamentare. «Abbiamo fatto il meglio che potevamo con mezzi insufficienti - ha commentato ieri ai giornalisti Zappalorto - Il contesto era ostile all'accoglienza, è per quello che i prefetti non hanno trovato di meglio che mettere in piedi delle grandi strutture dove trovavano delle aree da allestire. Ma queste grandi strutturenon erano e non sono compatibili con i bandi e i capitolati del Ministero dell'Interno».

 
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