MESTRE - Sono un'ottantina le firme dei medici di medicina generale dell'Ulss 3 che segnalano le conseguenze della chiusura delle Usca, le Unità speciali di continuità assistenziale che da marzo 2020 avevano garantito l'assistenza a domicilio di tutti quei pazienti, sintomatici, sospetti o positivi, che non necessitavano di ricovero.
Mestre, boom di visite ai pazienti Covid e Usca chiuse: medici di base in rivolta
Ad attivare le segnalazioni era il Servizio igiene e sanità pubblica di concerto con la Regione, quando riteneva che i pazienti dovessero essere seguiti nelle abitazioni, e occasionalmente i medici di base. Per decreto nazionale del 24 marzo le Usca avrebbero dovuto essere dismesse il 30 giugno e sostituite dalle Uca, unità di continuità assistenziale, ma visto l'aggravarsi del quadro epidemiologico sembra prospettarsi un aumento delle attribuzioni ai medici di medicina generale. «Un'attribuzione potenziale dichiara tra i firmatari Andrea Scarpa, medico a Favaro che è stata anticipata dal dottor Stefano Vianello, direttore funzione territoriale, con una lettera del 30 giugno indirizzata a medici, pediatri, e in continuità assistenziale che costituiscono i medici di assistenza primaria (Map).
Nella comunicazione si chiede la collaborazione dei medici di medicina generale non solo in situazioni di tampone e diagnosi, ma anche nell'effettuazione delle visite domiciliari di pazienti Covid che finora potevano essere chieste ai colleghi delle Usca». Così i medici hanno deciso di scrivere al dg dell'Ulss Edgardo Contato e ad alcuni sindaci. «È un'informativa spiega Scarpa - nella quale non chiediamo niente, ma informiamo la direzione generale che a fronte di questo potenziale aggravio di compiti, non può che verificarsi una sola ipotesi: un rischio di ulteriore abbandono della professione o diminuzione del carico che possiamo accettare».
Non si sono fatte attendere nemmeno le reazioni dei sindacati di categoria, tra cui quella di Giovanni Leoni, che oltre a essere presidente dell'Ordine dei Medici di Venezia e vice nazionale, è presidente regionale dei medici ospedalieri Cimo Veneto e chiede una proroga ai medici delle Usca come hanno già fatto Emilia Romagna, Sardegna e Marche. «Il timore è che la scomparsa delle Usca - dichiara Leoni - aggravi ancora di più la pressione sugli ospedali con personale già decimato da Covid e sospensioni, e renda impossibile una corretta assistenza ai pazienti da parte dei medici del territorio che hanno già i loro problemi».