Ai giardini di villa Querini il "supermarket" veneto della droga

Giovedì 14 Giugno 2018 di Maurizio Dianese
Ai giardini di villa Querini il "supermarket" veneto della droga
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MESTRE - Il nuovo supermarket della droga è nel parco di villa Querini dove si sono spostati i pusher scacciati da via Piave. Non che prima fosse rose e fiori da quelle parti perchè, storicamente, il parco di villa Querini da sempre ospita gli spacciatori di cocaina. Ogni mattina, prima dell’apertura degli uffici, infatti, al parco c’è un gran viavai di professionisti. Poi, il lunedì e il giovedì mattina, si aggiungono i tossicomani che vendono dosi di metadone.
  Lunedì e giovedì infatti il Servizio dell’Ulss che si occupa di tossicodipendenze, cioè il Serd, dà loro i farmaci per la settimana e i tossici vanno al parco a far scambi. Un po’ di metadone in cambio di soldi, ma anche di eroina o di coca. Lo stesso vale per il temgesic (un antidolorifico). 
Ma adesso a far compagnia a questi due gruppi “storici” sono arrivati anche tunisini e nigeriani scacciati da via Piave e dintorni. Il grosso della truppa in realtà è ancora in via Monte San Michele, l’unico punto che, nessuno sa bene perchè, non è ancora finito sotto il controllo delle forze dell’ordine che presidiano invece tutta la zona da via Col di Lana a piazzale Bainsizza. Al punto che ormai si vedono ben pochi spacciatori in giro da quelle parti e, dunque, se si toglie il gran bazar dell’eroina gialla di via Monte San Michele angolo via Trento, il resto ha traslocato nel parco di villa Querini. Che la mattina è pieno come un uovo. Vuol dire che ci sono anche 50-60 persone che occupano tutte le panchine del parco e che fanno viavai in bicicletta a portare dosi in tutta la città. Il parco di villa Querini tra l’altro potrebbe risultare strategico anche per i rifornimenti visto che si trova a due passi dall’ex Umberto I, un’area che è perfetta per lo stoccaggio della droga. Non a caso anche il parchetto di via Antonio da Mestre da qualche giorno raccoglie una pattuglia ristretta di spacciatori.
Insoma la pressione su via Piave ha di fatto provocato la migrazione dei pusher verso il centro città. Del resto era facile pronosticare che sarebbe andata a finire così, perchè è chiaro che non è con la repressione e basta che si può fermare un business che vale centinaia di migliaia di euro al giorno. Si stima infatti che ogni settimana a Mestre vengano spacciati almeno cinque chili di eroina e altrettanto del resto e cioè cocaina, anfetamine e pastiglie varie. Senza parlare del “fumo”, che è impossibile stimare, ma va valutato in quantità industriali. E del crack. Che adesso si comincia a vedere sempre più spesso in giro. 
Anche all’imbarcadero di Altobello l’altro giorno gli operatori di Veritas hanno trovato una bottiglietta di plastica con cannuccia, segno evidente che era stato utilizzato il crack. E in molti hanno infatti iniziato a farselo da soli. Del resto basta una bottiglietta di ammoniaca e un po’ di cocaina. L’ammoniaca trasforma la cocaina in cristalli che poi si fumano con questa improvvisata pipa ad acqua che si ricava mettendo insieme una bottiglietta di plastica, che viene tappata con la stagnola, e una cannuccia che si infila a metà bottiglia, appena sopra due dita d’acqua. Così quando il fumo dei cristalli entra nella bottiglietta si raffredda con l’acqua che c’è sul fondo, prima di essere aspirato. Il crack dà dipendenza immediata e fino a qualche mese fa era utilizzato solo dai tunisini, che adesso invece hanno iniziato anche a venderlo. E crack ed eroina gialla sono i due motivi principali per cui la piazza di Mestre è diventata uno dei centri nevralgici dello spaccio del Veneto.
E infatti i sono sempre più giovani tossicomani che vengono a rifornirsi qui dalla Riviera, dal miranese, dal sandonatese e pure da Conegliano e Treviso. Ed è un numero in continuo e progressivo aumento. Ecco spiegato il boom di spacciatori, che rispondono a dun mercato in continua espansione. Ormai è chiaro che ci si trova di fronte ai numeri degli anni ‘80 con un migliaio di tossicodipendenti che ogni giorno va a caccia della dose. Troppo spesso mortale se si pensa che nel giro di sei mesi Mestre ha già contato 16 morti, un record da grande metropoli. Ma è chiaro che la tragica contabilità è solo all’inizio perchè sono sempre di più i giovani che non disdegnano il buco. E se fino a qualche anno fa era impensabile – perchè da poveracci, da tossici – che si assumesse l’eroina per via endovenosa, adesso questa barriera è saltata e l’utilizzo della “spada” è tornato di gran moda, al punto che si comincia a trovarne dappertutto, come vent’anni fa. Per questo chi è del mestiere pensa che, oltre a una bonifica delle zone più a rischio – e fra queste la più a rischio di tutte è via Monte San Michele, l’unica che finora non è stata toccata – bisognerebbe iniziare una seria politica di aggancio dei consumatori. Invece in questo momento a tutto si pensa fuorchè ai giovani che fanno un uso continuo e smodato di stupefacenti. Sono loro che ogni giorno varcano le soglie del supermarket della droga di Mestre.
Ultimo aggiornamento: 08:11 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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