MESTRE - L'effetto liberazione non c'è stato. È abbastanza evidente il perché: l'operazione "Spiderman" dei carabinieri che ha visto, ieri, l'esecuzione di 26 ordinanze di custodia cautelare per spaccio di stupefacenti nell'area di via Piave, si riferisce a episodi troppo lontani nel tempo.
Pusher irreperibili, nuove leve dello spaccio
Dal 2018, periodo in cui si contestano questi affari a più livelli tra albanesi, tunisini e italiani, di acqua sotto i ponti ne è passata un bel po': in zona, di loro, non c'era più traccia. «Quelli che si vedono oggi non sono quelli di cinque anni fa - commenta Gianpaolo Conte, uno dei residenti più attivi nella lotta al degrado - le facce sono tutte nuove. C'è stato un cambio di giro, è evidente». Senza contare che i fratelli albanesi Troka, fornitori degli spacciatori di medio e piccolo livello, non sono stati trovati: erano loro a innescare i pusher con chili e chili di eroina e cocaina, ma da anni risulterebbero essere all'estero. È un mercato stanziale, è vero, ma che non può prescindere dal movimento: bisogna capire quando lasciare, se non si è pronti a fare i conti con la giustizia.
Spaccio e degrado in via Piave a Mestre
D'altronde lo stesso comandante provinciale dei carabinieri, il generale Nicola Conforti, aveva definito l'operazione come un punto di partenza e non di arrivo. «Un piccolo passo», in questa difficile lotta al degrado e allo spaccio. Purtroppo è così: è uno scontro impari, provare ad arginare l'onda anomala del mercato della droga è un'impresa titanica. Ieri, già dal mattino, quattro ragazzi erano sotto un portico, in cerchio, siringhe e lacci emostatici bene in vista.
Droga e tossicodipendenti, quale strategia?
È una partita difficile, ma adesso si cercherà di giocarla con una strategia diversa: inutile continuare a puntare solamente sulla pura repressione, ora serviranno interventi anche sociali. Lo ha detto il prefetto Michele Di Bari durante l'ultimo Cosp, l'ha ribadito pochi giorni fa il sindaco Luigi Brugnaro e l'ha sottolineato il questore Maurizio Masciopinto che, martedì, ha riunito in questore un tavolo tecnico sul tema. «Abbiamo stilato un progetto di intervento a più livelli - spiega il questore - che coinvolgerà da una parte le forze dell'ordine e dall'altra gli operatori di Ulss e servizi sociali. Le linee operative le presenteremo al prossimo Cosp».
Il comitato per l'ordine e la sicurezza pubblica potrebbe essere convocato lunedì o martedì della prossima settimana: il terzo in un mese incentrato su via Piave e sullo spaccio. Una prima idea l'ha lanciata Brugnaro, annunciando una cintura intorno alla stazione per rispedire a casa i tossicodipendenti in arrivo da fuori e un furgone dei servizi sociali operativo nel quartiere da mattina a notte inoltrata. Il problema esiste e, come ha ammesso lo stesso sindaco, i clienti si sono moltiplicati e molti provengono dalle province di Treviso, Padova, Pordenone e Trento. «Noi forniremo un supporto - continua il questore - e soprattutto inizierà una condivisione reciproca delle informazioni e delle banche dati. Il che significa, per esempio, che potremmo aggiungere dei fogli di Via dove ci sia un decreto di allontanamento del Comune».
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