MESTRE - Se Venezia piange, Mestre non ride.
I numeri rivelano un segnale della scarsa attrattività della città di terraferma in termini di servizi e di qualità della vita: «Serve interrogarsi se a Mestre si viva bene - prosegue il consigliere d'opposizione - se in questi anni la qualità della vita sia migliorata, se per esempio la situazione di insicurezza non incida su questi numeri». Senza contare che il calo demografico potrebbe essere anche favorito dalla crisi economica legata alla pandemia che ha privato i cittadini di risorse per l'acquisto di un bene primario come la casa, che nei Comuni di prima cintura si trova a prezzi più vantaggiosi rispetto al centro urbano.
Quale che sia la verità, dall'opposizione sale la richiesta di un piano di rigenerazione urbana che comprenda la sicurezza - come peraltro annunciato dallo stesso assessore alla Coesione sociale Simone Venturini - la riqualificazione del patrimonio immobiliare, l'integrazione della popolazione straniera: non è un caso che a Marghera, dove è maggiore la concentrazione di immigrati, il calo demografico nei primi otto mesi dell'anno sia inferiore rispetto alle altre municipalità di terraferma. «La sfida della residenza è complicata - conclude Rosteghin - e pertanto non si può derubricare con scorciatoie, ma il nodo su cui credo serva aprire una seria riflessione in città è quello ampio e complesso della qualità della vita, anche attraverso progettazioni audaci per ripensare interi quartieri». Un percorso che potrebbe cominciare da Altobello, dove si attende il piano dell'Ater che ruota attorno alla demolizione della Nave, e che potrebbe proseguire al Rione Pertini, con il piano appena avviato di riqualificazione del patrimonio immobiliare pubblico.