MESTRE - Dopo l'accoltellamento la sparatoria? Tensione alle stelle giovedì sera nella stessa zona dove, a distanza di meno di 24 ore, si era consumata la feroce aggressione all'arma bianca fra tunisini e nigeriani finita con tre feriti: uno colpito al torace, altri due al collo e alla faccia. Cosa è successo? Cosa sta succedendo?
LO SFONDO
I primi a intervenire sono gli agenti della Municipale che da tempo presidiano l'area ad alta sensibilità di spaccio, quella appunto del quartiere Piave, che dalla stazione dei treni, punto di arrivo e partenza tanto di pusher che di clienti, si è estesa quasi fino a lambire piazza Ferretto. Una lotta quotidiana quella in particolare degli agenti del Pronto intervento, insieme anche ai poliziotti e ai militari dell'Arma, che di fatto sono sempre presenti. E il fattore tempo è determinante per l'efficacia dell'azione. Lo è anche giovedì dopo cena. La pattuglia infatti non ci mette molto a individuare il responsabile di tanto clamore. Lo intercettano guarda caso in via Piave, all'angolo con via Felisati. È ancora armato. Lui tenta di fuggire ma gli uomini della Locale lo inseguono e lo vedono gettare la pistola - che risulterà essere una scacciacani - in una aiola di fronte all'Hotel Aaron. Sarà placcato poco dopo, nei pressi dei giardinetti di via Piave. L'uomo verrà generalizzato per un tunisino di trent'anni e denunciato per procurato allarme. Pare non abbia voluto fornire alcuna spiegazione in merito allo show da pistolero.
IN DIRETTA
Diverse ore prima, nel tardo pomeriggio, numerose persone hanno assistito in diretta al buco di due giovani nel piazzale della stazione dei treni, all'altezza delle scale che portano al sottopasso del tram. «Ero appena tornata dalla montagna - scrive una signora che abita in via Podgora - e mi sono imbattuta in questa scena allucinante. Sono rimasta sconvolta: due ragazzi che si iniettano la droga, così, davanti a tutti. Si vedevano anche dall'ascensore. Possibile che si debba assistere a questi spettacoli alle 18 della sera?».
Da una parte la battaglia per il controllo del mercato dello sballo, dall'altra il degrado di chi è vittima più o meno consapevole di una dipendenza che, da non trattare come un problema di ordine pubblico, bensì come una piaga sociale da affrontare di conseguenza. Prima di un altro decesso per overdose. Prima di un'altra guerra fra bande di spacciatori.
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