VENEZIA - È arrivato in città da una manciata di giorni, ma la città la sta studiando da un po'. Sicurezza, immigrazione, turismo: il nuovo prefetto Michele Di Bari ci teneva a non arrivare impreparato il primo giorno di scuola e così, alla sua prima settimana da rappresentate dello Stato in laguna, si è presentato con le idee già chiare. Come prima visita (non ufficiale) ha scelto di andare bussare alla porta di una chiesa per ringraziare il suo parroco: don Marco Scaggiante, il sacerdote di via Piave che ha aiutato le forze dell'ordine ad arrestare l'uomo che stava rubando nella sua chiesa. «È una storia che meritava di essere sottolineata - ha spiegato ieri il prefetto nel corso del suo primo incontro con la stampa - ho letto di questo parroco sui giornali e ho voluto incontrarlo per ringraziarlo. Contributi di questo genere sono fondamentali per poter costruire una rete efficace di sicurezza». La scaletta delle cose da fare ce l'ha già pronta. E il tema della lotta alla criminalità a Mestre è in cima alla lista. «Le priorità sono sotto gli occhi di tutti. C'è un problema sulle questioni di ordine e sicurezza pubblica che ho già iniziato a studiare. Lunedì ho avuto una prima riunione con le forze dell'ordine, la prossima settimana invece convocherò un Cosp apposito proprio sulla questione della sicurezza. Ma, come successo con il contributo di don Marco, la sicurezza è un tema che riguarda tutti, in cui tutti devono fare la loro parte. Bisogna coltivare la partecipazione dei cittadini, e per farlo bisogna creare determinate condizioni. Dobbiamo fare in modo che la sicurezza percepita diventi una percezione di sicurezza». La prossima settimana, quindi, Di Bari darà le sue prime disposizioni per cercare di arginare i problemi di microcriminalità di Mestre, a cominciare appunto dal tema caldo di questi mesi: le spaccate ai negozi.
TURISMO E IMMIGRAZIONE
Gli altri temi su cui è attesa la posizione di Di Bari sono le grandi questioni che riguardano la città.
CRIMINALITÀ ORGANIZZATA
Altro tema il controllo delle infiltrazioni mafiose. «C'è un'importante azione della magistratura al riguardo. La questione da studiare riguarda se questa fattispecie abbia condizionato le amministrazioni locali. Il radicamento della criminalità organizzata è un fenomeno diffuso, non solo in Veneto, che affronteremo con attenzione. Gli strumenti di prevenzione sono la polizia amministrativa e l'interdittiva antimafia. Ma non c'è solo il lato repressivo da tenere in considerazione, sarà importante fare un lavoro capillare sulla prevenzione».
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