MESTRE - Le arriva a casa la nuova Postepay ma è una truffa: nonnina di 93 anni derubata di oltre 5mila euro. I fatti risalgono allo scorso febbraio.
Non sospettando si trattasse di una truffa, il figlio della novantatreenne ha chiamato il numero verde per l'attivazione. Fornendo in buona fede i dati richiesti, nome e cognome dell’intestatario, le ultime quattro cifre del vecchio documento e il Pin. La chiamata tuttavia non va a buon fine, all’operatore il Pin risulta errato, e a quel punto il figlio dell’anziana desiste. Dimenticando l'accaduto.
È a fine marzo che arrivano le brutte sorprese: dalla lista dei movimenti del conto postale eseguita dalla figlia risultano 16 operazioni di addebito mai effettuate ed eseguite tra il 22 e il 25 marzo, per un ammanco di ben 5.455,76 euro. I prelievi sarebbero stati effettuati tutti tra Napoli, Pozzuoli e Gugliano, presso negozi, ristoranti e persino in diversi uffici postali della zona.
I figli della signora provvedono subito, attraverso il call center di Poste Italiane, a boccare la carta, e a informare dell’accaduto gli operatori dell’ufficio postale numero 8 di Mestre, quello in via Torino, presso il quale la signora ha il conto. Come da indicazioni ricevute dagli addetti dell’azienda, i malcapitati procedono a disconoscere le operazioni truffaldine tramite comunicazione Pec, senza però ottenere alcun rimborso.
A quel punto, per essere assistiti, i truffati hanno deciso di affidarsi, attraverso il responsabile della sede di Mestre, Riccardo Vizzi, a Studio3A-Valore S.p.A., società specializzata a livello nazionale nel risarcimento danni e nella tutela dei diritti dei cittadini, che, attraverso i propri servizi legali, ha diffidato Poste Italiane a rimborsare subito la cifra sottratta dal conto. «È vero che si è trattato di una truffa ben congegnata da una banda di professionisti del settore - spiegano da Studio3A-Valore S.p.A. - ma è altrettanto vero che essa è stata resa possibile dalla violazione da parte dei criminali telematici della rete di sicurezza e della banca dati dell’Azienda e dall’illecita captazione dei dati sensibili in suo possesso, tra cui nome e cognome del correntista, persino l’indirizzo, il numero di conto corrente postale e di carta di debito con la relativa data di scadenza: un furto di dati avvenuto chiaramente dall’interno, attraverso accessi illegittimi e non autorizzati, per evitare il quale le Poste non avrebbero adottato sistemi di controllo e di prevenzione adeguati».